Tra sicurezza e sgomberi ecco quanto spende il Campidoglio per la gestione dei rom

RomaCosta più di 24 milioni all'anno la gestione di mille famiglie rom a Roma. Il conto è stato fatto per l'anno 2013 dall'Associazione 21 luglio in un rapporto di qualche mese fa che somma il costo delle undici strutture spesso ben sotto gli standard minimi previsti dalla normativa (tra cui gli otto cosiddetti «villaggi della solidarietà», un'etichetta quasi allegra apposta dalla giunta Marino sullo stantio format dei campi nomadi, che è una triste anomalia tutta italiana e ancor più capitolina) e il prezzo degli sgomberi forzati. Il totale fa 24.108.146 euro. Il fatturato di un'azienda medio-grande, la Campi Nomadi SpA.

Partiamo dagli otto «villaggi» sparsi in varie zone della periferia romana: il più costoso è Castel Romano, dove per le 198 famiglie il Campidoglio paga 5.354.788 euro (27.044 a famiglia). Seguono Salone (2.891.198 per 180 famiglie), Candoni (2.393.699 per 164), Camping River (2.204.363 per 105), La Barbuta (1.717.004 per 116), Gordiani (691.121 per 51), Cesarina (607.605 per 34) e Lombroso (344.616 per 30). Aggiungi 155.825 euro per spese varie ed ecco il totale di 16.360.219 per 878 famiglie. Più della metà (9.452.133) è assorbito dalla gestione, mentre il resto se ne va soprattutto per sicurezza (3.757.050) e scolarizzazione (3.115.569). E parliamo di luoghi di pura segregazione.

Passando ai centri di raccolta il quadro se possibile peggiora. Le tre strutture di via Salaria, via Amarilli e Best House Rom (che nome da vezzoso B&B!) costano in totale ai romani 6.202.869 per appena 136 famiglie, il che fa impennare il costo annuo per nucleo a 42.224 euro e quindi a oltre 115 euro al giorno. Una cifra da albergo a tre stelle, pensione completa inclusa. Ma anche mandare via i rom costa: nel 2013 sono stati spesi 1.545.058 euro per 54 sgomberi che hanno interessato 1231 soggetti. Il caso più eclatante è via Salviati sulla Collatina: qui il Comune ha speso 150.615 euro per 24 famiglie che avevano manifestato l'intenzione di intraprendere percorsi di inclusione.

Naturalmente questo soldi hanno arricchito le aziende municipali (Ama, Atac) ma

soprattutto cooperative. A incassare di più il Consorzio Casa della Solidarietà, che in un anno ha preso 4.244.028 euro per assistenza, ospitalità, vaccinazioni e trasporto scolastico degli ospiti dei tre centro di raccolta.

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