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Tra silenzi e imbarazzi, il mondo grillino "reagisce" alla guerra di Putin

Il MoVimento 5 Stelle fatica a prendere una posizione netta sulla guerra in Ucraina. E a prevalere, tra i grillini, sono i silenzi. Cortocircuito in corso

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Tra silenzi e imbarazzi, il mondo grillino "reagisce" alla guerra di Putin

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Il MoVimento 5 Stelle, rispetto alla guerra scatenata in Ucraina da Vladimir Putin, cerca di adagiarsi sulla linea comunicata in pubblico da Giuseppe Conte ma il risultato è debole.

Tra i grillini, sono più le voci silenti che quelle disposte a dire la loro in maniera aperta. Nell'universo pentastellato ha preso piede un uso: l'assenza di disponibilità a rilasciare dichiarazioni. Poteva valere come tattica politica ai tempi della formazione dei governi o per la gestione delle crisi interne ma, adesso, la vicenda è internazionale. E lo stesso alleato Enrico Letta non ammette zone d'ombra attorno alle posizioni prese o da prendere: il segretario Dem lo ha chiarito subito.

Succede così che, in questa prima mattinata in cui siamo costretti a raccontare il ritorno di una guerra armata in Europa, i parlamentari 5S sfuggano per lo più a dichiarazioni nitide. Si distinguono dal'usanza alcuni "dimaiani", nel senso della corrente di riferimento del ministro degli Esteri. L'onorevole Sergio Battelli, per dire, ci frena subito: "Ho fatto un'agenzia". Atteggiamento simile a quello di un altro deputato, Cosimo Adelizzi, che ci fa notare il post appena emerso via social network. Insomma, il correntone che guarda al politico di Pomigliano d'Arco non ha interesse a tacere e segnala le ferme condanne su quanto deciso da Vladimir Putin nella scorsa notte.

Luca Frusone, presidente della Delegazione parlamentare italiana presso l’Assemblea parlamentare della NATO, non può che dire la sua, e infatti a IlGiornale.it racconta di come Putin abbia "calato la maschera": "Le sue azioni - dice - non trovano giustificazioni da nessuna parte dal punto di vista del diritto. Probabilmente - aggiunge - la situazione economico-politica interna russa è peggiore di quel che pensiamo e lui (riferito a Putin, ndr) ha bisogno di diversivi o elementi da piazzare sul tavolo delle trattative". Oltre a Frusone, Battelli ed Adelizzi, però, c'è poco e niente. Abbiamo contattato una ventina di parlamentari grillini ma sembra prevalere il dribbling.

Tra questi, per dire, ci sono anche i due vice di Conte: Michele Giubitosa e Riccardo Ricciardi. Un portavoce ci fa notare che la linea l'ha già dettata Conte. Sembra un po' poco. Del resto il caos grillino attorno alla situazione russo-ucraina era già emerso qualche giorno fa: Beppe Grillo ha ospitato sul suo blog un articolo dove si parla di "narrativa russofoba", mentre l'ex parlamentare Alessandro Di Battista, che proprio poche ore fa ha visto, secondo Repubblica, Marco Travaglio e l'ex "avvocato degli italiani" per ragionare su un rientro e per suggerire lo scorporo dal Pd, si è lanciato in una previsione geopolitica che si è rivelata del tutto fallace.

Un atteggiamento opposto a quello del ministro Luigi Di Maio che si è ormai schiacciato sull'atlantismo e sulla necessità che l'Unione europea agisca mediante una voce compatta. Tra trincee di silenzio e divisioni ideologiche interne, insomma, il MoVimento 5 Stelle consuma la sua frattura. E la guerra scatenata da Putin rischia di divenire un altro argomento buono per generare ulteriori conflitti nella formazione politica.

Come se non bastasse, c'è anche l'universo post-grillino: l'onorevole Pino Cabras, ex grillino che ora siede tra gli scranni occupati da L'Alternativa, non concorda con l'impostazione di Di Maio: "Il ministro degli Esteri - dice Cabras a IlGiornale.it - parla di "aggressione non provocata". Quel "non provocata" è la sostanza gravissima dell'errore NATO. Che ha provocato eccome per otto lunghi anni". Non c'è poi da stupirsi molto: sono i toni delle "piazze del vaffa". Gli fa eco l'onorevole Alessio Villarosa, che è considerato un dibattistiano: "Sono molto preoccupato (anche Cabras ci ha sottolineato di esserlo, ndr).

Mi preoccupano le uscite di Johnson e la vicinanza di Cina e Turchia".

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