Siluri al Ponte dalla faida Antimafia

Lo scontro sul caso Prestipino demonizza l'opera, già osteggiata da pm e sinistra

Siluri al Ponte dalla faida Antimafia
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I veleni dell'Antimafia arrivano a Roma e al Csm. Come anticipato dal Giornale, è della Procura capitolina guidata da Francesco Lo Voi la competenza sull'inchiesta per rivelazione di segreto d'ufficio aperta dai pm di Caltanissetta sull'ormai ex procuratore aggiunto alla Dna, che dell'ufficio inquirente della Capitale è stato per qualche anno il capo, prima di farsi da parte per questioni di «titoli». «È per questo che ha scelto la strada della facoltà di non rispondere», è il ragionamento di un magistrato romano che ha lavorato con il pm, impegnato da anni in prima linea nella lotta a mafia e 'ndrangheta e che non si poteva mai immaginare di subire un'onta del genere. «Prestipino è un magistrato serissimo che subisce il solito massacro sui giornali mentre il suo capo (Giovanni Melillo, capo della Direzione nazionale Antimafia, ndr), pelosamente gli toglie le deleghe subordinando l'immagine alla presunzione di innocenza», commenta con amarezza Enrico Costa, deputato di Forza Italia, secondo cui «tra anni magari sarà assolto, ma resterà per sempre infangato». Alle viste c'è anche il suo trasferimento in un'altra sede per incompatibilità ambientale, Palazzo de' Marescialli farà le sue valutazioni.

Passa infatti il principio giurisprudenziale che assegna alla Procura della Capitale le inchieste sui magistrati della Dna (come è già successo con Perugia per l'ex pm Antimafia Antonio Laudati, invischiato nel caso dei presunti dossieraggi di Pasquale Striano), in bilico l'utilizzabilità delle intercettazioni telefoniche - raccolte nell'ambito delle indagini sull'agenda rossa scomparsa di Paolo Borsellino e su eventuali coperture istituzionali nel depistaggio dell'inchiesta sulla strage di via D'Amelio - in cui Prestipino avrebbe rivelato dei segreti d'indagine su mafia e 'ndrangheta ai due ex prefetti oggi a Eurolink, Gianni De Gennaro (intercettato dai pm nisseni guidati da Francesco De Lucia) e Francesco Gratteri. I vertici della società, general contractor per la progettazione e la costruzione del Ponte sullo Stretto, sono giustamente preoccupati per le possibili infiltrazioni mafiose nella costruzione della grande opera affidata a Webuild, altra azienda attentissima al contrasto alle infiltrazioni mafiose in tutti i cantieri «secondo le policy di legalità e trasparenza», come dicono fonti della società. Da qui la necessità dell'interlocuzione con il magistrato con cui si sono condivise battaglie per la legalità al di qua e al di là dello Stretto. Secondo i Ros Gratteri avrebbe avvisato del corso delle indagini medesime alcuni protagonisti della vicenda, da qui la violazione.

Se qualche dubbio solleva la scelta dell'avvocato Cesare Placanica, che di Prestipino è stata controparte in Mafia Capitale, a lasciare perplessi è l'esistenza di «diverse indagini» sul Ponte che la leggerezza del magistrato avrebbe compromesso. «Mi aspetto che da qui a luglio ci siano una raffica di arresti», è il ragionamento di una fonte che sta seguendo da vicino l'iter della costruzione.

A quanto apprende il Giornale, dati per pacifici gli interessi delle cosche per gli appalti, è invece abbastanza improbabile che i potenziali tentativi di infiltrazione siano andati a buon fine, atteso che al momento l'opera è ferma nella fase delle pastoie burocratico-amministrative e dei (legittimi) boicottaggi da parte di organizzazioni ambientaliste e di cittadini, anche sobillate dalla parte più ideologica della magistratura e del solito côté delle associazioni antimafia, pregiudizialmente contrarie al Ponte.

«Di quali appalti si parlerebbe nelle inchieste, quali sarebbero i destinatari delle informazioni apprese da quella conversazione? Sul Ponte non c'è ancora nulla, è tutto su carta», ragionano fonti che si occupano dell'iter della grande opera.

Il sospetto di molti è che certe inchieste fossero più funzionali a demonizzare l'opera che a impedire infiltrazioni ad oggi improbabili e complicate dai rigidi protocolli antimafia. Lo capiremo nelle prossime settimane.

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