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Sindaco leghista riavvia i corsi. Ma la Azzolina gli nega le aule

Le scuole sono chiuse da tre mesi, non si sa neppure se e come riapriranno a settembre, per la gioia dei genitori che lavorano e che da marzo si sono dovuti improvvisare anche baby sitter e insegnanti di sostegno, gratis

Sindaco leghista riavvia i corsi. Ma la Azzolina gli nega le aule

Le scuole sono chiuse da tre mesi, non si sa neppure se e come riapriranno a settembre, per la gioia dei genitori che lavorano e che da marzo si sono dovuti improvvisare anche baby sitter e insegnanti di sostegno, gratis. Dappertutto, tranne in due comuni piemontesi, dove le classi hanno «riaperto», in barba alla Azzolina, la ministra grillina titolare del disastro scuola. A Borgosesia, comune guidato dal sindaco e deputato della Lega Paolo Tiramani, da un mese i bambini dei nidi e delle elementari hanno ripreso l'attività, dal mattino al pomeriggio, seguiti da educatori professionali sottoposti a test sierologico, in ambienti sanificati, banchi distanziati e controlli della temperatura all'ingresso. E lo stesso è successo in un altro paese lì vicino, Quarona, anche quello guidato da un primo cittadino leghista. Nulla vieta, infatti, che un sindaco possa offrire ai genitori impegnati col lavoro la possibilità di far seguire i loro bambini nell'attività didattica.

Anzi il decreto Cura Italia prevede che i comuni possano utilizzare le cooperative e le società che già prestano servizi e riconvertirle su altre mansioni. E così hanno fatto i due comuni piemontesi. I quali, però, avevano inizialmente chiesto la possibilità di utilizzare direttamente le aule scolastiche dei loro istituti. Ed è qui che è entrata in scena la ministra Azzolina, ovviamente non per agevolare la ripresa della scuola (nel frattempo ripartita in quasi tutti i paesi europei), ma per boicottarla e lasciare tutto chiuso e blindato. La grillina tra l'altro abita non lontano da lì, a Biella. Quando quindi Tiramani ha chiesto alla preside di Borgosesia di poter riaprire la scuola per attivare il servizio, la Azzolina ha alzato il telefono per bloccare tutto. Così ha infatti spiegato la dirigente scolastica, motivando il diniego appunto con un intervento diretto del ministro presso il provveditorato. Il progetto di riapertura delle scuole «era in aperto contrasto con il quadro normativo e le disposizioni vigenti per il contenimento della diffusione del Covid-19» ha fatto sapere con una nota il ministero dell'Istruzione (mancata). Ma la Azzolina, per quanto probabilmente irritata dall'essere scavalcata, non può certo impedire che i bambini di Borgosesia facciano attività didattica negli spazi del Comune, e infatti è quello che sta avvenendo.

Per sfortuna dei genitori-lavoratori italiani abbandonati dal governo, un caso isolato.

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