Coronavirus

Per la sinistra è avidità, per noi etica. Ma il lavoro ci salva, non ci uccide

Non bastava il virus, ci voleva anche la paternale.

Per la sinistra è avidità, per noi etica. Ma il lavoro ci salva, non ci uccide

Non bastava il virus, ci voleva anche la paternale. Mentre accatastano le bare, i lombardi devono ascoltare le litanie contro la religione del profitto. Ne ha parlato, con esplicito riferimento alla Lombardia, Michele Serra su Repubblica. Ma non è certo l'unico a insinuare che l'idolatria del denaro sia stata la rovina della società. Dal Papa fino a Fabio Fazio, molti hanno messo in relazione profitto e virus, stile di vita consumistico e predisposizione alla malattia. Un lombardo, comprensibilmente sensibile al tema, intende all'incirca questo: se morite come mosche, lo dovete all'ossessione per il lavoro. Visto cosa accade a mettere la produzione al primo posto? La predica è rivolta a tutti, indistintamente, imprenditori piccoli e grandi, manovali e capitani d'industria, agricoltori e commercianti. Fare il tiro a segno con i lombardi è solo un modo per tornare al vecchio repertorio marxista. Di nuovo c'è la «variante Greta Thunberg»: avete inquinato e adesso vi beccate le malattie respiratorie, così imparate. Come se il problema determinante, in queste settimane tragiche, fosse stato l'effetto delle polveri sottili e non l'affollamento degli ospedali, la scarsa protezione dell'eroico personale sanitario, la difficoltà nell'accedere ai servizi promessi e tutto il resto che purtroppo conosciamo per esperienza diretta. Se qualcuno, in Lombardia e non solo, nei giorni cruciali tra febbraio e marzo, ha infranto le norme di sicurezza, mettendo a rischio la salute pubblica, deve essere punito. Stesso discorso vale per gli amministratori, tutti quanti però: locali, regionali e nazionali. Tolti questi casi, che pure ci saranno, è sbagliato confondere la religione del profitto con l'etica del lavoro. Se questo Paese sventurato esiste ancora, è merito dei lombardi, che pagano il conto per molti e lo fanno da sempre, senza neppure lamentarsi troppo. L'etica del lavoro non è merce così rara fuori da Chiasso, tutte le nazioni civili si fondano su di essa. In Italia invece si fa ironia sui capannoni di Brescia e del Veneto, mamma mia che orrore estetico e morale, sono brutti perché riflettono la grettezza del padroncino e il razzismo del nord. Peccato siano quei capannoni, e la cultura (sì: cultura) che li ha prodotti, a tenere in piedi il capannone, anzi il baraccone italiano. Le cose andranno a finire come sempre. I lombardi rimedieranno ai propri errori, e anche a quelli degli altri, quindi si rimetteranno in piedi senza tante chiacchiere. Lavoreranno con la consueta dignità e accoglieranno, come sempre hanno fatto, chiunque voglia integrarsi e dare un contributo (non solo in sudore) alla comunità.

Tra pochi anni, saremo qui a celebrare un altro miracolo lombardo, mentre i predicatori intoneranno, per la milionesima volta, la litania del denaro sterco del demonio.

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