Politica internazionale

Sinistra ipocrita sui respingimenti. Critica Palazzo Chigi ma all'estero li usa

Dagli Usa all'Australia, ecco come i governi progressisti adottano il pugno di ferro

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Stati Uniti, Spagna, Germania, Danimarca e Australia. Cos'hanno in comune questi Paesi? Sono tutti governati dalla sinistra e tutti adottano il pugno duro contro l'immigrazione irregolare.

Il presidente democratico Joe Biden non ha mantenuto la promessa fatta in campagna elettorale di fermare la barriera di separazione tra Stati Uniti e Messico che aveva fatto erigere il suo predecessore Donald Trump. Ma non solo. Rimane tutt'ora indelebile nella memoria dei Centro-sudamericani che speravano di poter vivere più facilmente il sogno americano il «Do not come over» detto chiaramente da Biden nel marzo del 2021. Chi entra clandestinamente negli Usa rischia cinque anni di carcere e una multa salatissima.

Se ci spostiamo in Europa, in Spagna, troviamo un altro famoso muro che separa il Marocco dalle città autonome di Ceuta e Melilla. Muro costruito alla fine degli anni Novanta e che il premier socialista Pedro Sanchez si è ben guardato dall'abbattere nel corso dei suoi primi cinque anni di governo. La Germania, fin dai tempi di Angela Merkel, ha sempre puntato ad avere un'immigrazione regolare e «di qualità», ossia migranti altamente specializzati ma non irregolari. L'inflessibilità è una prerogativa anche del governo socialdemocratico presieduto da Olaf Scholz che, come si è visto in questi giorni, non ha esitato a fermare l'ingresso dei migranti provenienti dall'Italia bloccando il meccanismo di solidarietà volontaria. Una linea di condotta che è stata recentemente ribadita anche dal ministro del Tesoro, il liberale Christian Lindner: «La Germania è un Paese cosmopolita che ha bisogno di immigrazione qualificata e si assume la responsabilità umanitaria per le persone minacciate. Tuttavia, ciò troverà accettazione sociale solo se allo stesso tempo verrà frenata l'immigrazione irregolare». La vicina Francia del presidente centrista Emmanuel Macron, uno che vede come fumo negli occhi l'avversaria sovranista e anti-immigrazionista Marine Le Pen, respinge sistematicamente i migranti che arrivano dal confine con Ventimiglia. E Parigi, proprio come Berlino, mentre Lampedusa veniva invasa da 7mila migranti nordafricani, chiudeva le sue frontiere.

In Danimarca, invece, i socialisti sono tornati al governo nel 2019 e hanno rivinto le elezioni l'anno scorso attuando delle politiche di contrasto all'immigrazione clandestina molto rigide e contestate, più all'estero che dai danesi. «Per me è sempre più chiaro come il prezzo di una globalizzazione senza regole, dell'immigrazione di massa e della libertà di movimento dei lavoratori venga pagato dalle classi più povere», aveva spiegato la premier Mette Frederiksen che aveva cercato di stipulare un accordo con il Ruanda affinché accogliesse i migranti irregolari che la Danimarca avrebbe respinto. Ma, passando da un Continente a un altro, ci si ritrova nella civilissima Australia dove non solo gli immigrati irregolari rimangono rinchiusi nel carcere di Christmas Island fino al loro rimpatrio, ma si attua il tanto deprecabile «blocco navale». Se, infatti, in Italia questa locuzione provoca l'irritazione del Pd e di tutto l'arcipelago di partitini di sinistra, a Canberra è motivo di orgoglio anche per il governo del laburista di origini italiane Anthony Albanese che punta a «meno migrazione, ma delle persone giuste».

Solo la sinistra nostra va platealmente in controtendenza rispetto al resto del mondo e non prevede alcun tipo di contrasto all'immigrazione illegale.

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