
Giancristiano Desiderio ieri ha compiuto un'analisi pienamente condivisibile sulla deriva massimalista della sinistra italiana, che in pochi anni ha mutato radicalmente il proprio dna per trasformarsi in un'offerta politica movimentista e radicale.
Gli attuali cardini dell'identità politica del centrosinistra sono infatti molto lontani da quelli non solo dello scorso decennio, ma persino degli anni '90 o dei primi anni Duemila. Fu addirittura Massimo D'Alema negli anni '90 a rispettare gli impegni Nato nei Balcani, a votare a favore della separazione delle carriere e a duellare "da destra" contro il pur riformista segretario Cgil Cofferati. Cose impensabili oggi, con un Pd appiattito sul giustizialismo, sull'antimilitarismo e sulla politica economica di Landini, intento a sua volta a rincorrere il sindacalismo radicale delle Usb. Fu Veltroni nel 2008 a rompere con la sinistra radicale e presentarsi da solo alle elezioni, ottenendo il 33% di consensi; e fu il Pd dello scorso decennio a rompere storici tabù su fisco, concorrenza, mercato del lavoro, magistratura. Tutte cose che il centrosinistra di oggi considera bestemmie in chiesa.
Desiderio compie però un solo errore, incasella il partito che guido, il Partito Liberaldemocratico, all'interno dello schieramento di centrosinistra (analogo errore commette nei riguardi di Azione, il cui segretario è però perfettamente in grado di "difendersi" da sé).
Io sono uscito più di sei anni fa dallo schieramento di centrosinistra, quando ho realizzato che sarebbe sempre stato impossibile far vivere al suo interno in maniera duratura una prospettiva liberale e riformatrice. E quando un anno fa il partito a cui appartenevo - Italia Viva - ha improvvisamente scelto di ritornarci, ho deciso con centinaia di dirigenti e militanti di abbandonarlo e iniziare un percorso - insieme ad altre realtà che pochi mesi fa ha visto la nascita del Partito Liberaldemocratico, oggi quotato nei sondaggi al pari o più di partiti che pur godono di una visibilità mediatica decisamente superiore.
Il nostro obiettivo è formare - assieme a coloro che condividono un'impostazione liberal-riformatrice e siano alternativi a entrambi gli schieramenti un'offerta politica basata sulla riduzione della spesa pubblica e delle tasse, su una rivoluzione di liberalizzazione e concorrenza, sul ritorno al nucleare e su un incisivo programma di riforme liberali, dalla scuola alla pubblica amministrazione, passando per l'assetto istituzionale. Ci muove il desiderio di costruire un'Italia, storicamente soffocata dallo statalismo e più recentemente illusa dal populismo, in cui sia più facile per la persona ricercare la propria felicità perseguendo il libero sviluppo dei propri talenti, in un contesto di pari opportunità.
C'è un pezzo di Italia che non si sente rappresentata dall'attuale bipolarismo, e che non può essere abbandonato all'astensionismo o alla scelta del "meno peggio". La sfida è difficile, ma vi posso assicurare che non ci spaventa.* Segretario Nazionale Partito Liberaldemocratico