Qatargate

Sinistra sul crinale fra affari e politica. E la Lega denuncia: "Esclusi dal voto"

Cozzolino si sospende, Moretti attaccata D'Alema sponsor della cordata qatariota

Sinistra sul crinale fra affari e politica. E la Lega denuncia: "Esclusi dal voto"

Il polverone è enorme, e il rischio (per speculazione politica o protagonismo giudiziario) che nella notte dell'inchiesta Qatar tutti i gatti diventino bigi è alto.

Stavolta, però, a far le spese della politica del sospetto è chi, come la sinistra italiana, è meno avvezzo alle tempeste giustizialiste. E per uscirne si dibatte assai. L'europarlamentare Pd (ma dalemiano doc) Andrea Cozzolino, il cui assistente è agli arresti, si «autosospende» dal gruppo S&D. Era già assurto alle cronache per aver votato contro la condanna della Russia come Stato terrorista, ora cerca di allontanare da sè ogni sospetto di indulgenza verso un altro regime violento e autoritario. Alessandra Moretti viene sbattuta in prima pagina da testate manettare perchè nel 2020 partecipò ad un convegno a Doha: nulla a che fare con favori al Qatar o con le iniziative di Panzeri (come ammette lo stesso quotidiano che la addita), ma è un altro nome da buttare nel calderone dello smarrimento dem.

Intanto si prepara una risoluzione unitaria del Parlamento europeo per condannare il Qatargate, ma la Lega denuncia: «La maggioranza ci ha impedito di firmarla», per colpa del «cordone sanitario voluto da sinistra». Una «ignominia democratica», lamentano. Per il Pd c'è un ulteriore, profondo imbarazzo: tutto l'ambaradan della cosiddetta «fase costituente» è finalizzato al solo obiettivo di far rientrare Articolo 1, il partito di Bersani, D'Alema e Speranza. E Panzeri. Insomma, tutta questa cerimonia del vitello grasso nel nome della svolta a sinistra, e prima ancora di arrostirlo iniziano le retate.Anche uno dei padri politico-spirituali del partitino nato dalla scissione anti-renziana del Pd, ossia D'Alema (l'altro è Bersani, assai provato dallo «sputo in faccia alla sinistra» arrivato dall'inchiesta) si ritrova alle prese con una stramaledetta coincidenza: proprio mentre scattava l'inchiesta belga sul Qatargate, lui chiedeva e otteneva un incontro con il governo italiano, nella persona del ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica Gilberto Pichetto Fratin. Per sponsorizzare una cordata del Qatar interessata alla raffineria Lukoil di Priolo.

Niente a che fare con l'inchiesta, ma certo curioso, e fonte di possibili equivoci scivolosi: tanto che dalla sinistra Pd, con il vicesegretario Peppe Provenzano arriva un j'accuse veemente contro il filo troppo sottile che separa le battaglie della sinistra dallo hard business: «Vedere ex leader della sinistra fare i lobbisti in grandi affari internazionali è triste». A difendere appassionatamente D'Alema ci pensa Speranza: «Non c'entra nulla, chiamarlo in causa è improprio. Ha scelto di accettare un incarico in una importante società di consulenza, ma non si può non ricordare che è fuori dalle istituzioni da anni». E pure Provenzano, ieri sera, pareva frenare sull'ex premier coi baffi, tirando in ballo l'eterno capro espiatorio della sinistra, ossia Matteo Renzi: «Le pare normale che da senatore prenda soldi dal regime saudita per fare discorsi? D'Alema non ha incarichi istituzionali, e questo fa una bella differenza». Insomma: a sinistra la «superiorità morale» di berlingueriana memoria (ammesso, e per nulla concesso, che ci sia mai stata) non c'è più.

Ma per fortuna c'è sempre un Renzi da tirare in ballo per relativizzare le proprie colpe.

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