Politica

Soccorso rosso al Pd: le ingerenze tedesche della Spd

La Spd tira da tempo la volata al Pd nel criticare Meloni come xenofoba e "fascistoide". Ma per il centrosinistra italiano questo atteggiamento è un boomerang

Il "soccorso rosso" dalla Germania: così il Pd si aggrappa alla Spd

La Spd è l'ancora di salvezza a cui l'establishment politico-mediatico di centro-sinistra, passato all'opposizione, si aggrappa come ultima risorsa contro Giorgia Meloni. Il "soccorso rosso" al Pd e ai suoi partner viene, nelle ultime settimane, dal più antico e strutturato partito della Sinistra europea, che nelle scorse ore ha preso posizione contro Giorgia Meloni per mezzo del suo responsabile Immigrazione, Lars Castellucci, vicepresidente della Commissione Interni del Bundestag.

Il moralismo della Spd contro Meloni

In un'intervista a Repubblica, negli ultimi mesi organo più strutturalmente vicino alle posizioni dem, Castellucci ha usato toni molto duri per la posizione politica di Meloni sul caso delle navi Ong bloccate nel Mediterraneo, tra cui la tedesca Humanity. Roma vorrebbe che lo sbarco dei naufraghi salvati in mare avvenga nel Paese di cui le barche battono bandiera e Meloni ha definito "navi pirata" quelle che tentano proditoriamente di intestarsi un porto italiano. Durissima la posizione di Castellucci: Meloni deve "decidere se vuole essere un primo ministro o una provocatrice".

Al tempo stesso però, sfruttando la platea di un grande quotidiano italiano, Castellucci (legittimamente) tira acqua al mulino tedesco, oggi guidato dal suo compagno di partito Olaf Scholz, usando l'intervista come tribuna per criticare la volontà di Palazzo Chigi di resuscitare la missione Sophia e per lanciare critiche moraliste a Roma: "I migranti del Nord Africa sono già ampiamente sfruttati in Italia per lavori tosti. Sono sfruttati e allo stesso tempo insultati come clandestini. E sono costretti a salire sui barconi anziché poter approfittare di un sistema che li assorba in modo regolato, ordinato, sicuro", dichiara Castellucci. Dimenticando di sottolineare la natura di Paese mediterraneo dell'Italia, primo fronte degli sbarchi, la durezza delle leggi che puniscono lo sfruttamento dei migranti e un meccanismo che subordina il permesso di soggiorno al possesso di un regolare contratto di lavoro anche per tutelare gli stranieri dagli abusi di criminalità organizzata e malavita, due problemi atavici che la Germania ha colpevolmente spesso sottovalutato.

La "rivolta" contro i complimenti di Scholz

Le parole di Castellucci riflettono e amplificano le critiche provenienti dal centrosinistra italiano alla destra tricolore. E in un certo senso diventano le nuove parole d'ordine con cui un polo progressista in crisi cerca nuovi riferimenti e si bea di una presunta "legittimazione" internazionale che mancherebbe al nuovo esecutivo. Nulla di più sbagliato. Gli uomini passano, le istituzioni restano. Meloni ha tastato il terreno a Bruxelles, visto Ursula von der Leyen, Charles Michel, Roberta Metsola da rappresentante dell'Italia, prima che di Fratelli d'Italia. La settimana prossima vedrà anche il segretario Nato Jens Stoltenberg per completare il quadro.

La Spd, in molte sue componenti, non considera Fdi e Meloni un partner alla pari. Il 29 ottobre scorso, dopo l'annuncio del primo colloquio Scholz-Meloni, il deputato Sebastian Roloff, evidentemente ignaro dell'etichetta diplomatica, si è limitato a rispondere via Twitter all'annncio della Cancelleria Federale un “WTF?!” (che nello slang online indica stupore e disappunto), mentre il Ministro della Sanità Karl Lauterbach ha twittato, in risposta alle congratulazioni rivolte a Giorgia Meloni dalla Presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen, un laconico “questo non è femminismo”. Di fronte a questo atteggiamento pregiudizievole, non è difficile capire perché per il Pd e gli alleati politici e mediatici sfruttare il "soccorso rosso" della Spd spesso si è rivelato un boomerang.

La Spd ha tirato la volata al Pd

Il ricordo va a poco più di un mese fa, al 19 settembre, sei giorni prima delle elezioni che hanno inaugurato la XIX Legislatura consegnando alla coalizione di centrodestra guidata dall'attuale premier un'ampia maggioranza. Enrico Letta, segretario del Pd, si è recato a Berlino in veste della sua carica partitica per incontrare i vertici della Spd, primo fra tutti lo stesso Scholz. Dal cancelliere è arrivato un atteggiamento formalmente corretto, all'altezza delle relazioni che dovrebbero intercorrere tra due formazioni-guida della socialdemocrazia europea. Meno dal presidente della Spd, Lars Klingbeil, che intervistato dal Corriere della Sera ha dichiarato di auspicarsi la vittoria di Letta e del Pd e ha affondato "Considero Fratelli d’Italia un partito neofascista. E l’opinione pubblica viene aizzata contro la Germania con polemiche spicciole".

Caso Berlino sulle elezioni ha titolato il Corriere della Sera in evidennte imbarazzo per il timore di apparire partigiano di fronte alle sparate del 44enne deputato della Spd, che Letta ha però colto al balzo per ricordare all'opinione pubblica italiana il confronto tra una Meloni "alleata di Orban" e un Pd "alleato della Germania". Un approccio criticato, ai tempi, anche dal leader di Italia Viva Matteo Renzi, ma reiterato solo pochi giorni fa dall'onorevole dem Brando Benifei nel definire in un'intervista a Domani la linea dem contro una presunta "voragine orbaniana" scavata da Meloni.

L'attacco choc del responsabile Esteri

Ad agosto Nils Schmid, responsabile Esteri della Spd, aveva sempre dalla platea di Repubblica espresso la sua opinione riguardo Meloni: "la cosa che mi preoccupa di più [di Giorgia Meloni] è l’atteggiamento xenofobo e nazionalista. Ne abbiamo avuto già un assaggio con Matteo Salvini, quando era ministro dell’Interno. E non è compatibile con la tradizione aperta e tollerante degli italiani", ha sindacato, salvo poi nella stessa intervista accettare che due proposte che il governo Meloni porta oggi avanti in Europa, quella del tetto al gas e della ricerca di più flessibilità, sono di buon senso. Infine, l'appello all'antifascismo, immancabile: "L’Italia è un Paese fondatore della Ue e ascoltare toni antieuropei, nazionalisti o persino fascistoidi è profondamente sconvolgente".

In quest'ottica il Pd e il centro-sinistra italiano accettano di buon grado ogni sostegno della "cavalleria" straniera dimenticando che la classe dirigente Spd che lancia strali contro la destra e Meloni e attacca a testa bassa è la stessa che si è dimostrata totalmente incapace di presentare un suo esponente in grado di competere per la Cancelleria nel 2021 e, al fine di vincere le elezioni, ha chiamato proprio quell'Olaf Scholz Ministro delle Finanze nel governo Merkel, esponente del centro moderato del partito e lontano dalla base liberal, radicale e molto spostata a Sinistra del partito che nel 2019 l'aveva respinto alle elezioni per la leadership del partito.

L'equivoco sulla Spd

Saskia Esken, co-presidente donna della Spd, e Norbert Walter-Borjans, co-presidente uomo in carica dal 2019 al 2021 prima dell'ascesa di Klingbeil al suo posto, si sono mostrati portavoce di una Spd fortemente barricadera e desiderosa di spostare su posizioni ultra-progressiste il partito. Il crollo dei sondaggi tra 2020 e 2021 e l'ascesa dei Verdi hanno invitato a richiamare come candidato Cancelliere Scholz, il quale ha completato una spettacolare rimonta per gli errori macroscopici degli altri due frontman, il leader cristiano democratico succeduto alla Merkel, Amin Laschet, e la segretaria dei Verdi Annalena Baerbock, e per la dichiarata intenzione di raccogliere l'eredità rassicurante di Angela Merkel.

Dalle parti dell’Spd hanno concentrato su di lui l’intera campagna elettorale concentrando la risposta a ogni dossier sullo slogan “Scholz packt das an” (“Scholz lo affronterà"), auto-commissariando un establishment progressista sottorappresentato al governo. Non capendo questo dato Letta, nel settembre 2021, dopo l'affermazione di Scholz, dichiarò trionfante che "le elezioni si vincono a Sinistra" e oggi, assieme al Pd e al mondo che gli gravita attorno, persevera nell'errore. Non sciogliendo l'ambiguità sulla volontà del Pd di arruolare lo "straniero" in ogni momento di difficoltà per screditare gli avversari interni.

Un atteggiamento già rivelatosi spesso fallimentare in passato e che non ha modo di aver successo oggi.

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