Quel solco scavato tra sentenze e buon senso

Alessandro Impagnatiello ha avvelenato la sua compagna Giulia Tramontano, incinta del loro bambino, per ben sei mesi prima di ammazzarla

Quel solco scavato tra sentenze e buon senso
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C'è la conferma dell'ergastolo ma non c'è la premeditazione. A dimostrazione del fatto che, ancora una volta, le aule dei tribunali vanno nella direzione opposta a quella del comune sentire. E sarà stato fatto tutto in punta di diritto, secondo codici e commi ma lo schiaffo arriva lo stesso, assestato forte in piena faccia del buon senso. "Premeditare", dal latino "pensare prima". Alessandro Impagnatiello ha avvelenato la sua compagna Giulia Tramontano, incinta del loro bambino, per ben sei mesi prima di ammazzarla. Dopo accurate ricerche su Internet delle quali è stata trovata traccia, aveva scelto il topicida: piccole dosi quotidiane somministrate con meticolosità e costanza. Se questa non è premeditazione, allora cosa lo è? Lo scandalo non è la pena ma la parola che manca. Quella di Impagnatiello non è stata una vertigine improvvisa. È stata la lucida, infame volontà di liberarsi della sua compagna e di non far nascere Thiago, di buttar via quella vita lì e di farsene un'altra: più nuova, più comoda, con meno responsabilità. E se la stava apparecchiando, con un'altra donna, a Milano. Si è affidato al veleno pensando che prima o poi sarebbe bastato. Ma gli sembrava che non succedesse niente e alla fine ha dovuto optare per un sistema più drastico. Anche perché la verità stava venendo a galla, Giulia e l'amante si erano parlate, la lunga catena di bugie iniziava a premergli attorno al colo come un cappio. Ma è andato avanti col suo piano. Ha continuato ad avvelenarli, li ha ammazzati, gettati in un posto come il contenuto di un cassonetto della spazzatura. Giulia con dentro il suo bambino. E ha ripulito l'appartamento, è tornato al lavoro, ha mandato messaggi, mentito alla mamma di Giulia, dissimulato, accompagnato i carabinieri nella ricerca...

Senza un'espressione, senza un cedimento, senza che un'ombra di angoscia gli attraversasse mai quella faccia da sberle immobile. Si dirà che l'ergastolo è comunque il massimo. Ma c'è una differenza tra "pena giusta" e "pena esatta".

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