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Soldi, codici radar e missioni: la vendetta del soldato fallito

Biot voleva rivalersi per una promozione mancata. Segreti militari per denaro: i 5mila euro una tranche

Soldi, codici radar e missioni: la vendetta del soldato fallito

Walter Biot e i due ufficiali russi espulsi ieri si sarebbero incontrati a un evento, qualche mese fa. Forse uno dei tanti che la Federazione russa ha tenuto a Villa Abamelek, nella capitale, da sempre residenza degli ambasciatori russi. Sarebbe stato avvicinato perché qualcuno aveva percepito forse una sua debolezza, una sua scontentezza per non aver ricevuto - si vocifera nei corridoi dei palazzi della Difesa - qualche riconoscimento. Ma al di là del gossip, la cosa certa è che il marinaio, che aveva fatto il concorso ufficiali in tarda età, forse non ha considerato la gravità del suo gesto. Per lui era facile venire in contatto con personale delle ambasciate, visto che l'ufficio Politica militare dello Stato Maggiore Difesa, in cui era impiegato, si occupa anche dei rapporti bilaterali con le altre nazioni. È da lì che passano le informazioni più riservate, quelle classificate, anche Nato. E in un momento in cui i rapporti tra Russia e America, dopo le esternazioni di Joe Biden su Vladimir Putin, sono risicati, il comportamento del Capitano di Fregata ha potenzialmente messo a rischio la sicurezza nazionale e quella dei Paesi dell'Alleanza.

Secondo fonti vicine agli inquirenti, Biot avrebbe venduto in particolare informazioni relative alle frequenze radar militari. Le fotografava con il telefonino, quindi le metteva in una chiavetta e le passava agli 007 russi, ovvero al contatto sorpreso con lui in flagranza in un parcheggio di Roma, che a sua volta le passava al suo diretto superiore, dal quale riceveva indicazioni. In realtà i due russi lavoravano all'ambasciata romana del Paese estero, ma sarebbero due soggetti formati dai loro servizi. I 5mila euro corrisposti a Biot per le informazioni non sarebbero stati gli unici ricevuti. Da mesi il militare della Marina avrebbe adottato questa linea.

A insospettire gli inquirenti sarebbero stati il suo comportamento, segnalato da qualche collega che lo avrebbe sorpreso a fotografare i documenti, ma anche il fatto che lo stesso da mesi si lamentasse per il trattamento ricevuto in ambito Difesa. Alcuni colleghi raccontano che «aspirava a tornare al Gabinetto del ministro», dove era già stato anche all'epoca della gestione di Roberta Pinotti. Ma a più riprese avrebbe tentato anche di andare in qualche ufficio pubblica informazione, dove aveva già transitato. Ovvero una delle realtà che si occupa dei rapporti con i giornalisti e della comunicazione a più livelli della Difesa. Anni fa aveva operato in quell'ambito allo Stato Maggiore Marina, allo Stato Maggiore della Difesa e si era occupato in alcune occasioni anche del cerimoniale della parata del 2 giugno ai Fori imperiali.

Gli inquirenti hanno perquisito la sua abitazione e sequestrato computer, telefonino e altro materiale informatico. Biot ha quattro figli ed è sposato con una psicoterapeuta. In quasi 55 anni di carriera (è nato il 25 maggio 1966) non aveva mai dato adito a nessuno di pensare che potesse arrivare a vendere informazioni allo spionaggio estero. Qualcuno ipotizza possa averlo fatto per soldi, perché pare che uno dei familiari avesse problemi di salute.

Alla Difesa adesso è al vaglio la posizione del militare, che rischia, secondo quanto previsto dalla normativa, un minimo di 15 anni di carcere. «Il militare, che tiene intelligenze con lo straniero, - si legge infatti - dirette a favorire, per il caso di guerra con lo Stato italiano, le operazioni militari di uno Stato estero, è punito con la reclusione non inferiore a quindici anni. Se trattasi di offerte di servizi non ancora accettate, la pena è della reclusione non inferiore a dieci anni». Per lui, comunque, la carriera militare è finita.

Gli inquirenti stanno cercando di capire se possa anche aver passato ai russi numeri di telefono di servizio e mail dei vertici della Difesa. Ciò comporterebbe infatti la possibilità da parte dei servizi esteri di installare sui telefoni dei generali malware o sistemi di spionaggio delle operazioni militari. «Ieri mattina - racconta un collega - ho provato a chiamarlo perché volevo chiedergli se sapesse chi fosse il Capitano di fregata arrestato. Ma non mi ha risposto. Ora capisco il perché. Sono sconcertato. Non mi sarei mai aspettato una cosa simile da lui».

Esperto radarista, il Capitano di fregata era in grado di decodificare codici e dare indicazioni precise sulla collocazione dei radar, sulle frequenze e su ogni genere di telecomunicazione italiana o Nato in territorio italiano.

Sulla vicenda il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, si è espresso duramente nei confronti della Russia, con cui si apre, formalmente, una crisi diplomatica non da poco.

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