Soldi congelati a Mosca: niente intesa in Europa. Ora i tempi si allungano

I timori di Belgio e Francia. "Necessarie più garanzie"

Soldi congelati a Mosca: niente intesa in Europa. Ora i tempi si allungano
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I soldi russi congelati nei forzieri europei, per il momento, restano dove sono. Quelli immediatamente disponibili, frutto di titoli giunti a scadenza arrivano intorno a quota 140 miliardi: sarebbero utilissimi per sostenere le traballanti finanze ucraine e i giuristi dell'Unione europea hanno studiato un complicato percorso per versarli a Kiev in anticipazione dei danni di guerra che Mosca dovrà, si presume, pagare alla fine del conflitto. Ma il Belgio chiede altre garanzie, appoggiato da Francia e Lussemburgo. Se ne è parlato l'altro giorno a Copenaghen, ma senza raggiungere un accordo che consenta alla prossima riunione dei capi di Stato e di governo, tra tre settimane a Bruxelles, di arrivare a un testo condiviso.

Il problema principale nasce dal fatto che gran parte della somma è depositato nei bilanci di Euroclear, società di diritto belga, deposito e camera di compensazione per le grandi transazioni finanziarie internazionali. Bruxelles teme che una confisca o qualcosa di simile esponga il Paese a un'offensiva giudiziaria (e non solo) di Mosca. Per questo vuole un'assunzione di responsabilità da parte di tutti i Paesi dell'Unione. Il premier belga Bert de Wever lo ha spiegato con chiarezza: "ho detto ai miei colleghi che avevo bisogno della loro garanzia per confermare che se prendiamo i soldi di Putin e li utilizziamo, saremo tutti ritenuti responsabili in caso di problemi". Ursula von der Leyen è d'accordo: "È chiaro che l'onere deve ricadere sulle spalle di tutti". Il tema è trovare una formulazione giuridica che consenta di arrivare all'obiettivo. Tenendo conto poi di un'altra difficoltà: la strada scelta dovrà prevedere una formula che consenta il voto a maggioranza, visto che con l'unanimità Ungheria e Slovacchia, quinte colonne di Mosca nella Ue, avrebbero buon gioco a bloccare tutto.

L'ultimo Paese a superare dubbi e incertezze è stata la Germania. Solo qualche giorno fa il Cancelliere Friedrich Merz ha dato il via libera all'operazione. Per superare le obiezioni di Emmanuel Macron la von der Leyen ha sottolineato che gran parte della somma andrebbe in commesse alle industria della Difesa, settore nel quale la Francia gioca un ruolo di primo piano. Per il momento non è bastato.

"Abbiamo ancora molto lavoro da fare", ha dichiarato la Presidente della Commissione, che ha sottolineato anche come ci sia accordo da parte di tutti a continuare a lavorare sul tema. I tempi però sembrano destinati ad allungarsi.

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