La sinistra dice di adorare la Costituzione, ma è la prima a farne carta straccia. Spesso abbiamo accusato l'Italia di ipocrisia perché partecipa militarmente a varie azioni belliche, però le chiama missioni di pace onde non violare formalmente la Suprema Legge, secondo la quale il nostro Paese «ripudia la guerra». Il lettore rammenterà cosa accadde negli ultimi anni Novanta: il governo, allora presieduto da Massimo D'Alema, fece bombardare Belgrado dagli aerei, spacciando l'intervento come una operazione non violenta, una sorta di soccorso alle popolazioni della zona. Roba da matti. Come se potessero esistere le «bombe costruttive».
Ci fu qualche polemica tiepida, poi sull'«incidente» scese il silenzio. Ora si ripresenta una situazione analoga. La ministra della Difesa Pinotti ha sostenuto che è allo studio un piano per attaccare l'Isis in Irak; tuttavia ha assicurato che prima di attuarlo sarà il Parlamento a pronunciarsi. E qui si è scatenata una bega. Stando ad alcuni (14 per l'esattezza) parlamentari, la votazione dovrebbe avvenire con gli stessi criteri adottati per le modifiche della Costituzione. Si vedrà.
Il punto fondamentale rimane quello cui abbiamo accennato: al di là degli imbrogli del passato, anche recente (l'invio di nostre truppe in Afghanistan incaricate, per finta, di badare all'ordine pubblico, in realtà pronte a premere il grilletto), si pone il solito problema, ossia se sia costituzionalmente lecito ricorrere a una aggressione armata, visto che il Sacro testo afferma il ripudio della guerra. Basterebbe eliminare questa parte della Carta, ma nessuno ha finora osato farlo nel timore che i pacifisti (cattolici e no) insorgano.
Cosicché ogni volta che si profila un conflitto, si preferisce chiudere un occhio e mentire sapendo di mentire, definendolo missione di pace. Nell'arte di predicare bene e di razzolare male siamo specialisti. Se l'ipotesi di combattere l'Isis in Irak si concretizzasse nel modo annunciato (invio di Tornado, cioè bombardieri), sarebbe evidente la mancata osservanza della Costituzione. Ciò non ci stupirebbe né scandalizzerebbe per un semplice motivo: vi sono circostanze in cui l'uso della forza è indispensabile. Semplicemente facciamo notare agli adoratori della Carta, coloro che ne difendono l'integrità con spirito religioso, la loro tendenza a contraddirsi: infatti è assurdo appellarsi alla Costituzione quando fa comodo e ignorarla quando è di intralcio. Non è serio e neppure onesto. Molto meglio ammettere che la Legge delle leggi è superata, quindi va riscritta.
Entrando nel merito dell'incursione programmata allo scopo di depotenziare il Califfato, conviene interrogarsi se essa sia opportuna. A fianco degli americani siamo già stati in Irak per esportarvi con gli ordigni la democrazia. E sappiamo come è andata a finire. A Bagdad e dintorni, anziché nascere un regime liberale, è nato lo Stato islamico con le conseguenze che sappiamo. Se sparare serve a ridurre i danni, va bene. Ma se li aumenta è preferibile desistere. Nel vicino Oriente sono aumentati, altro che primavera araba.
È vero che tra il 2001 e il 2003 gli Usa invasero l'Afghanistan nel sospetto che proteggesse Bin Laden e dichiararono la seconda guerra a Saddam Hussein nella convinzione che questi disponesse di armi di distruzione di massa (più tardi si scoprì che ciò era falso). Ed è altrettanto vero che a New York erano da poco state abbattute le Torri gemelle (migliaia di morti). Ma oggi il clima è diverso.
Se per distruggere l'Isis si distruggesse anche l'Irak dove spopolano i terroristi, si andrebbe incontro al rischio di trasformare l'area in un inferno in cui i tagliagole troverebbero terreno fertile per moltiplicarsi e radicarsi. Ma questa è solo un'opinione. Vale la pena riflettere prima di togliere i Tornado dagli hangar, forse.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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