Cronache

Sos nel biglietto di Natale: "Salvaci dai lavori forzati"

Bimba inglese trova nella «charity card» una richiesta di aiuto di uno straniero detenuto in un carcere cinese

Sos nel biglietto di Natale: "Salvaci dai lavori forzati"

Babbo Natale è miserabile, vive in Cina, è in prigione ed è costretto a produrre cartoline di zuccherina letizia. No, a ripensarci non è Santa Claus quello, ma il personaggio di un presepe lugubre e dell'altro mondo, venuto a bussare da questa parte del pianeta, quella libera, democratica, che vive le feste con speranza, fede e consumismo.

Una «Christmas Carol» molto triste quella che rimbalza dalla Gran Bretagna. Florence Widdicombe è una bambina di sei anni di Tooting nel Sud di Londra, gli occhi da manga e i capelli rossi. Nella foto pubblicata dal Sunday Times mostra un biglietto di Natale che ha acquistato alla Tesco, una grande catena di supermercati, per spedirlo a qualche suo amichetto. Si vede un micetto con il berretto da Babbo Natale e la scritta «When you wish upon a star», titolo di una canzone della Disney. Quando l'ha aperto per scrivere con la sua calligrafia incerta il suo augurio, l'ha trovato già usato, con un messaggio scritto a mano in uno stampatello fitto. Il primo moto è stato di delusione, poi ha chiesto a qualcuno di leggere quel messaggio. E la favola si è squarciata e nella casa di Tooting ha fatto irruzione la realtà, ancorché lontana migliaia di chilometri. «Siamo detenuti stranieri della prigione di Qing Pu a Shanghai. Costretti a lavorare contro la nostra volontà. Ti prego aiutaci e avverti un'associazione per i diritti umani. Contatta il signor Peter Humphrey», il messaggio scritto da chi aveva lavorato alla confezione del biglietto.

Poteva essere la fine di una storia, è stato invece l'inizio di un'altra. Il papà di Florence ha cercato su Google il nome di Humphrey e ha scoperto che un giornalista con quel nome era stato prigioniero per due anni in quella stessa prigione di Shanghai. Lo ha contattato su Linkedin. Il resto della storia lo racconta lo stesso Humphrey nell'articolo di prima pagina del Sunday Times. «Lavoravo a Shanghai come investigatore sulle frodi aziendali. Un lavoro che non piaceva al governo cinese, che incarcerò me e la mia moglie americana, Yu Yingzeng, per accuse false mai dibattute in tribunale». Humphrey nel giugno 2015 fu liberato dopo 23 mesi e da allora ha cercato di restare in contatto con suoi ex compagni di galera, sfidando non sempre con successo la pesante censura di Pechino sulle lettere in entrata e in uscita a Qing Pi. Humphrey fa anche riferimento a un'associazione clandestina di ex prigionieri di Qing Pi e al fatto che alcuni suoi membri abbiano confermato che in quel carcere-lager si costringono i detenuti a lavorare gratis, per la confezione - tra le altre cose - dei biglietti di Natale venduti alla Tesco.

Tesco che è molto imbarazzata per la vicenda. Una portavoce della catena si è detta «sconvolta» e ha garantito l'interruzione di ogni rapporto con la Zheijiang Yunguang Printing, che produce le «charity cards» e che in base a nelle ispezioni indipendenti condotte fino a un mese fa era risultata non fare ricorso al lavoro penitenziario, vietato dalla stessa Tesco. L'aspetto paradossale è che l'incasso dei biglietti natalizi (venduti in scatole da 20 per 1,50 sterline), pari a 300mila sterline per il Natale 2019, è destinato a essere devoluto ad associazioni benefiche come la British Heart Foundation, la Cancer Research UK e la Diabetes UK .

Tutto bello, tranne il fatto che il bene non può partire dal male, né il sorriso (nemmeno quello incantevole di Florence) dal dolore.

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