È l'ultimo salto compiuto dalla specie: il grillino che prima la spara grossa e che poi la riduce a piccola. La prova si è avuta dopo l'intervista che Vincenzo Spadafora il mattino ha rilasciato ma che a ora di cena aveva già cestinato. Il sottosegretario alle Pari Opportunità, malgrado le richieste della Lega, non si è infatti dimesso («Non mi scuso e non lascio») e Luigi Di Maio ha chiuso l'affare con «ma quanto casino per un'intervista...». L'unica cosa certa è che con il suo «io accuso» rivolto a Matteo Salvini, colpevole a parere di Spadafora di aver sollevato il sessismo in Italia, questo finora malnoto deputato è riuscito a ottenere la celebrità che non aveva mai raggiunto e candidarsi per la parte del Marco Pannella del M5s. Applaudito per l'uscita, Spadafora ha incassato il sostegno delle donne del movimento, in particolare quello di Roberta Lombardi, preoccupata «del machismo pericoloso che attrae le persone più impaurite dalla crisi», e l'apprezzamento di alcune protagoniste di questa battaglia.
Per Maria Elena Boschi, Spadafora «non deve dimettersi perché sul sessismo dice la verità» e non si può che condividere perché «è quello che noi del Pd denunciamo e combattiamo da tempo. Salvini ha grosse responsabilità su questo fronte». E anche per Laura Boldrini, interrogata dall'Huffington Post, non si può che «prendere atto positivamente di ciò che ha detto Spadafora. Ho apprezzato molto la sua intervista. Salvini infetta la società». Per la direttrice Lucia Annunziata, l'intervento di Spadafora dimostra «che le donne fanno perdere la testa a Matteo Salvini. Reazione non sorprendente in un uomo, se si tratta di amore. In questo caso si parla invece di tutt'altro. Dopo mesi al governo infatti il vigoroso vicepremier (...) appena si è palesato un avversario politica in gonnella ha sbroccato». E insomma, Spadafora sarebbe stato l'uomo capace di provocare tutto questo.
Si era sicuramente preparato. Mesi fa, a Verona, aveva effettuato le prove in occasione del Congresso mondiale della famiglia quando annunciò: «In futuro non saremo più alleati della Lega». Gli rispose Salvini, («Si occupi di velocizzare le adozioni») e controrispose Giuseppe Conte che difese Spadafora e consigliò al leader della Lega di «studiare di più».
Campano, 45 anni, nato ad Afragola, fino a questo momento, Spadafora, è apparso più sui retroscena che sulla scena dove ha collezionato medaglie da «eminenza grigia» di Di Maio. Brevemente. È stato mastelliano. Verde con Alfonso Pecoraro Scanio. Rutelliano (capo segreteria ai Beni culturali). Simpatizzante del Pd a cui deve la nomina a Garante dell'infanzia. Presidente dell'Unicef ma anche delle Terme di Agnano. Montezemoliano. Di questi tempi serve molto e dunque è anche cattolico. In passato si è definito «balduccino» che sta per fedelissimo di Angelo Balducci, ex presidente del Consiglio superiore dei lavori pubblici.
Insomma, nulla a che fare con la popolarità di oggi ma molto a che vedere con la prudenza che perfino la Boldrini ha dovuto mostrare prima di nominarlo al comando della canoa anti Salvini: «Ha ragione Spadafora, anche se mi sembra un po' Alice nel paese delle meraviglie». Ai più avveduti sembra invece un dinosauro dei palazzi avvolto però in una bandiera arcobaleno.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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