Sparisce subito il Terzo polo. La resa di Calenda: "Centro e sinistra mai in partita"

I macroniani d'Italia si sono auto-rottamati. Le elezioni regionali in Lombardia e Lazio spazzano via il Terzo Polo

Sparisce subito il Terzo polo. La resa di Calenda: "Centro e sinistra mai in partita"

I macroniani d'Italia si sono auto-rottamati. Le elezioni regionali in Lombardia e Lazio spazzano via il Terzo Polo. Era il giorno del dentro o fuori. Per Carlo Calenda il verdetto è netto: un flop colossale. Il voto rappresentava uno spartiacque. Tra il «sogno», evocato da Matteo Renzi, di essere il partito italiano alle prossime elezioni europee. E la realtà di un progetto in picchiata inchiodato al 4%.

La prima a smarcarsi nel post voto è proprio Letizia Moratti: «Sono pronta per una nuova proposta politica nazionale» - dice sorridendo l'ex vicepresidente della Regione sconfitta da Attilio Fontana. Il processo contro Calenda è ufficialmente aperto.

Al Giornale un parlamentare di Iv si sfoga: «In Lombardia è un disastro. Non si può attaccare Berlusconi con quei tweet formato Casalino e Grillo. Calenda insultando Berlusconi non ha avuto rispetto per chi viene da quell'esperienza politica e oggi è nel Terzo Polo».

«Ma soprattutto a pesare - spiega la fonte al Giornale è la mancanza di chiarezza sulla linea politica. In Puglia siamo con Emiliano, in Calabria con Occhiuto».

«In ogni caso - spiega il deputato al Giornale - alla luce dei dati di oggi qualora nascesse il partito unico la leadership di Calenda non credo sia più ipotizzabile».

Un altro dirigente renziano rincara la dose: «Trovatemi una sola dichiarazione di Renzi contro Berlusconi».

La rabbia contro Calenda è incontenibile. Il leader di Azione non molla: «Si accelera su partito unico e si riparte».

Si dimette invece il coordinatore regionale di Azione in Lombardia Niccolò Carretta: «Risultato fallimentare».

«Ha avuto carta bianca sulle alleanze e ne ha sbagliate due su due. In Lombardia dove si poteva vincere con il Pd abbiamo scelto di perdere con Moratti, nel Lazio dove era impossibile vincere abbiamo perso alleandoci con il Pd che ci fagocita. Un capolavoro di strategia politica» - sbotta con il Giornale un deputato di Azione eletto al Nord che si lascia scappare una battuta al veleno: «Calenda in queste regionali ha emulato l'impresa di Letta alle politiche». Follia. La leadership di Calenda appare al capolinea. La debacle è nei numeri. In Lombardia il Terzo Polo con la carta Moratti puntava a sfondare la soglia del 20%. In seconda battuta l'obiettivo era quello di tallonare il Pd e far partire da Milano il cantiere centrista verso le Europee. Missione fallita. Il Terzo Polo si ferma al 4%. Alle Politiche la lista di Calenda e Renzi aveva sfiorato il 12. Stessa forbice nel Lazio.

Resa dei conti a parte, la tornata elettorale consegna il tracollo del Terzo Polo. Doveva essere il giorno della consacrazione. Ed invece diventa la giornata dell'incubo.

L'opa su Forza Italia, già fallita alle politiche, si rivela più un desiderio di Calenda che una concreta prospettiva politica. Nel Lazio gli azzurri doppiano la lista del Terzo Polo.

Ovviamente gli alibi fioccano: astensione, poco spazio sui media, centrodestra imbattibile. Calenda butta la palla in tribuna: «La scelta degli elettori è stata chiara e inequivocabile: vince la destra ovunque. Il centro e la sinistra non sono mai stati in partita, neanche uniti, neanche nell'ipotetico formato del campo largo. Letizia Moratti è stata coraggiosa e si è spesa moltissimo, ma fuori dal bacino di voti del Terzo Polo non siamo riusciti ad attrarre consensi. La costruzione di un partito unico del centro riformista, liberale e popolare diventa ancora più urgente». Ma i numeri sono chiari e chiudono ogni prospettiva al progetto calendiano. Intanto si muovono i renziani.

Italia Viva lancia la campagna di tesseramento e prepara i congressi provinciali e regionali per smarcarsi dal progetto del partito unico. Stessa cosa farà Azione. Renzi e Calenda sembrano aver scelto la strada dell'eutanasia.

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