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Sparito il programma M5s: è scomodo e non porta voti

I punti votati dagli iscritti non sono entrati nei comizi di Di Maio. Anzi, sono stati stravolti: il caso della Nato

Sparito il programma M5s: è scomodo e non porta voti

AAA cercasi programma del Movimento 5 Stelle. Ci spieghiamo: un libro dei sogni (o degli incubi, dipende dai gusti) dei grillini esiste. Ed è più lungo di tutta la saga di Harry Potter, non meno fantasioso e alquanto incasinato. È il famoso programma collettivo, scritto da migliaia di iscritti sulla piattaforma Rousseau, che abbiamo scoperto essere una specie di groviera alla mercé degli hacker. Per rendere l'idea, secondo le stime autocertificate della Casaleggio, sarebbero stati espressi all'incirca 541.213 voti per venti punti programmatici e centinaia di pagine scritte in un italiano pericolante. Per mesi i papaveri del Movimento hanno sbandierato il programma costruito dalla base come la massima rappresentazione della democrazia diretta. E poi? Poi è successo che, arrivata la campagna elettorale, il programma è sparito dai radar della politica e soprattutto dalle dichiarazioni di leader e portavoce. Il programma è ancora lì, in fase di costruzione, con due punti ancora mancanti e molti altri incompleti, a meno di due settimane dal voto. Per rendere l'idea: il capitolo dedicato al lavoro è ancora «parziale» ed è composto di sei misere paginette. Mentre quello dedicato all'energia - tema sicuramente importante ma decisamente meno avvertito rispetto all'occupazione - è di 89 pagine. Ma il problema è un altro. Questo elefantiaco programma - come dicevamo - è totalmente sparito dai radar del Movimento. Perché? Molto probabilmente perché è pieno di castronerie e di posizioni che in campagna elettorale è meglio nascondere sotto il tappeto. Salvo poi tirarle fuori nell'eventualità di un governo pentastellato. Facciamo qualche esempio. Ve lo immaginate Luigi Di Maio che si affaccia dal televisore e dice: «Cari italiani, se vinciamo noi dobbiamo abbassare i riscaldamenti nelle case perché si inquina troppo. Compratevi un bel maglione». Sarebbe sommerso da una salva di pernacchie. Eppure l'idea di adeguarci a temperature più rigide è scritta nero su bianco nel programma disponibile su Rousseau.

Allo stesso modo nessun candidato grillino si è più azzardato a parlare di «decrescita felice». Altro caposaldo dell'ideologia casaleggiana, attualmente messo in naftalina per motivi elettorali.

Così come tacciono - o al massimo sussurrano - il desiderio di combattere le automobili private in favore dello spostamento pubblico. Idea realizzabile in alcune grandi metropoli, ma difficilmente digeribile per l'Italia dei mille campanili. Anche per quanto riguarda gli esteri i Cinque Stelle dicono tutto e il suo esatto contrario.

Pochi giorni fa, il capo politico del Movimento, ha detto, rispondendo alla domanda di un giornalista, che «la permanenza dell'Italia nella Nato è necessaria». Peccato che il programma del movimento che lui stesso capeggia tratteggi l'alleanza atlantica come un'accolita di pazzi guerrafondai che deve essere ricostruita dalle fondamenta.

Anche l'idea - vagamente naive - di far lavorare i campi a donne e anziani che hanno perduto il lavoro, è stata silenziata dai dibattiti pubblici. Ma il massimo della dissociazione politica si raggiunge sul tema fiscale. I pentastellati sostengono di voler abbassare le tasse, ma il loro programma economico è intriso di odio sociale nei confronti di chiunque possieda qualcosa: sia un'auto, una casa o un impresa.

Ed è proprio alle imprese che inquinano - quindi tutte - che il M5S vorrebbe imporre «un tributo unico sui consumi». Praticamente una patrimoniale ecologica. Ma a prima vista molto tossica per i conti delle aziende.

Insomma i grillini debbono mettersi d'accordo con se stessi. O, più semplicemente, smetterla di raccontare balle.

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