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Spinelli, salta l'interrogatorio per un difetto di notifica. "Sto bene, ma sono solo..."

Gli avvocati non si sono presentati perché non convocati. L'imprenditore: "Male non fare, paura non avere...". E Cozzani non risponde ma fa dichiarazioni spontanee

Spinelli, salta l'interrogatorio per un difetto di notifica. "Sto bene, ma sono solo..."
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È una scena surreale, quella che si presenta davanti ai cronisti riuniti ieri al Palazzo di Giustizia di Genova per gli interrogatori di garanzia nell'ambito dell'inchiesta che ha terremotato la politica ligure con dieci arresti tra cui il presidente della Regione Toti. Aldo Spinelli (nel tondo in una foto d'archivio), il patron della logistica ai domiciliari perché accusato di essere un corruttore, è da solo, quando esce dall'ufficio della gip Paola Faggioni. Abbozza anche un sorriso, davanti alle telecamere e ai flash dei fotografi: «Sto bene, ma sono solo, i miei avvocati mi hanno lasciato solo». Già, perché per un difetto di notifica che si è creato negli uffici della procura, il mancato invio della convocazione tramite pec, i legali Andrea Vernazza e Paolo Gatto non si sono presentati. Ed ecco che sulle accuse dei finanziamenti sospetti elargiti alla politica, l'imprenditore coglie l'occasione e replica con un proverbio: «Lunedì saprete tutto. Male non fare paura non avere». E su Signorini, l'ex presidente dell'Autorità Portuale del mar Ligure Occidentale che secondo i pm sarebbe stato corrotto con circa 500mila euro tra soldi in contanti, benefit e altre utilità, Spinelli resta calmo e anche qui sorride: «È un amico». Quello dell'imprenditore nato a Palmi 84 anni fa, era tra gli interrogatori più attesi della settimana. Ma è probabile che anche lui deciderà, di concerto con i suoi difensori, di leggere attentamente le carte prima di rispondere alle domande degli inquirenti. La sua è certamente una delle figure chiave dell'inchiesta: non solo le presunte pressioni a Toti per privatizzare la spiaggia di Punta Dell'Olmo, a Celle Ligure, di fronte a un complesso residenziale, abbandonato da anni, e ora oggetto di un intervento della società di Spinelli e di suo figlio per creare un complesso di residenze esclusive. Ma anche e soprattutto la grande insistenza, secondo i magistrati in cambio di donazioni al Comitato per Toti, per il rinnovo della concessione, per altri trent'anni, del Terminal Rinfuse, lo storico approdo delle merci solide alla rinfusa al porto di Genova. Alla luce delle accuse, appare significativa un'intercettazione, contenuta nella richiesta di arresto della procura guidata da Nicola Piacente, che capta una conversazione tra il governatore ligure, il capo di gabinetto della Regione Matteo Cozzani (anche lui ai domiciliari) e il segretario generale della Giunta regionale Pietro Paolo Giampellegrini. Toti: «Che c.. te ne fai di una proroga a trenta?». Gli risponde Giampellegrini: «Perché te lo dico io...Dice (Spinelli, ndr): intanto me lo dai, poi quando sarà che che mi diranno che non si può fare io ti dirò: Sì, belìn, però ora mi dai altri trentamila a Vado. È il metodo Spinelli». E poi, ancora più esplicito: «Dice (ancora riferendosi a Spinelli, ndr): Intanto c'ho le rinfuse, fammele sfogare, fammi guadagnare.. (...) E nel frattempo sono morti e hanno guadagnato dieci miliardi in più di euro». Sempre ieri, si è tenuto l'interrogatorio di garanzia di Matteo Cozzani. Risponde di corruzione elettorale aggravata che sarebbe stata commessa al fine di agevolare Cosa Nostra, e cioè il clan Cammarata del mandamento di Riesi. Cozzani, difeso dall'avvocato Massimo Cerasa Gastaldo, ha deciso di non rispondere alle domande della giudice, ma ha rilasciato dichiarazioni spontanee. «Ha negato gli addebiti, non è potuto entrare nel merito delle singole contestazioni e ha ribadito che quanto alle esigenze cautelari non sono più attuali, in quanto non ricoprirà più la carica», le parole dell'avvocato. Parole che lasciano supporre che stia valutando l'ipotesi delle dimissioni.

Ieri intanto a Genova si è tenuto il corteo della rete dei comitati liguri per chiedere le dimissioni di Toti e contro i progetti e le grandi opere «calate dall'alto». In quell'occasione si sono tenute le contestazioni all'indirizzo del leader del M5S Giuseppe Conte. «Fuori Conte dal corteo», il coro che ha accolto l'ex premier al suo arrivo.

MMes

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