L'antidoto migliore alla politica urlata e affannata di questi tempi è una visione pacata e moderata del futuro. E in questo senso il progetto avanzato giovedì a Palazzo Grazioli da Berlusconi davanti ai membri del Comitato di presidenza è la scelta di maggior buonsenso possibile. Ne è convinto, a esempio, il senatore Francesco Giro. «Pensare un movimento politico unico, liberale, cattolico e riformista - dice Giro - è il modo migliore per dare corpo a una efficace cerniera tra il centro moderato e la destra conservatrice». Una cerniera per unire il centrodestra, per ricompattarlo in una visione liberista dell'economia con un occhio benevolo nei confronti dello stato sociale soprattutto per le famiglie. E l'unità, in questo senso, è la premessa indispensabile, come ricorda Anna Maria Bernini. Anche del voto di domenica scorsa si può dare una lettura positiva. Il centrodestra è maggioranza nel Paese. «Per questo - dice - va ripresa con vigore la sfida alla coerenza lanciata da Berlusconi a Fratelli d'Italia e Lega». Da un lato dunque la sfida per l'unità del centrodestra, dall'altro - però - il rilancio di un'idea liberale e moderata dell'azione politica. Come la prefigura, a esempio, Mara Carfagna. «Bisogna - dice - aggiornare i contenuti, la collocazione, le proposte, per rispondere al desiderio di stabilità e protezione che il Paese esprime da tempo. La crescente precarietà delle famiglie richiede risposte non generiche. Non c'è immaginabile schema di governo che possa prescindere dagli interessi e quindi dal voto del ceto medio italiano stanco di avventure e propaganda». In buona sostanza il partito deve cambiare pelle e riorganizzarsi. E affrontare le sfide future da una posizione più adatta a comprendere le esigenze che vengono dal basso e dalla base. «L'ufficio di Presidenza è stato il primo passo di un percorso di ristrutturazione del partito e di riformulazione del progetto politico - dice il senatore Paolo Romani - Ora l'importante è l'impegno di tutti, per questo mi appello anche all'amico Giovanni Toti che profonda ogni suo sforzo all'interno di Forza Italia senza inseguire velleitari progetti simil-sovranisti». Con il governatore ligure commenta ironico che «non c'è niente di più stabile della precarietà». E che il suo impegno nella squadra azzurra potrebbe durare a lungo.
Intanto ha avuto una coda, ieri, la polemica tra Berlusconi e Giorgia Meloni. Polemica innescata da una battuta sul passato di babysitter della leader di Fratelli d'Italia che il Cavaliere avrebbe pronunciato nel corso del Comitato di presidenza. «Frutto dell'invidia del nostro successo alle Europee», aveva tagliato corto ieri mattina la diretta interessata.
«Rispetto tutti i lavori - ha commentato Berlusconi - io stesso ne ho fatti una ventina prima di diventare imprenditore. E non è vero che ho preso male il successo di Fratelli d'Italia alle Europee. Ho solo detto che Fdi ha condotto una campagna elettorale molto critica nei nostri confronti usando metodi arroganti e toni inappropriati».
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