
Alla vigilia del Conclave, non si placano i veleni e le fake news in Rete sui cardinali. Dopo il finto malore di Parolin e il video su Tagle che canta Imagine di John Lennon, questa volta a essere preso di mira è il cardinale americano ultraconservatore Raymond Leo Burke, tra i più «ostili» a Papa Francesco. Sulla stampa statunitense, circolano notizie riguardo posizioni «dubbie» a lui attribuite sui temi legati all'omosessualità, mentre Burke si è sempre definito strenuo difensore della dottrina cattolica.
L'affaire riguarderebbe le Serve Francescane di Gesù, comunità religiosa fondata nel 1997 proprio con l'approvazione di Burke quando era vescovo di La Crosse, nel Winsconsin. Le polemiche che dunque risalgono a una ventina di anni fa ma di cui la stampa americana finora non ha mai parlato riguarderebbero la fondatrice della Congregazione, Julie Green, dichiaratamente transgender. Nonostante Burke abbia sempre contestato le posizioni di Francesco sui diritti per gli omosessuali e il matrimonio tra persone dello stesso sesso, la nomina di Green è stata da lui bene accetta, sottolineando che era stata approvata dalla Santa Sede. Una posizione, quella del porporato, che stride con le sue idee ultraconservatrici, espresse in più occasioni.
Difensore della messa tridentina, si è sempre opposto alle aperture della Chiesa su questi temi, come ha invece fatto Francesco. Successivamente, nel 2003, la Congregazione fu soppressa proprio dal porporato statunitense. «Julie Green vive nella menzogna!», scriveva un sacerdote in una lettera del 2002 all'arcivescovo Gabriel Montalvo, nunzio negli Stati Uniti. «È un transessuale, un maschio biologico. Lui è in realtà Joel Green, che ha subito un'operazione sessuale per apparire fisicamente come una donna. Temo che la Chiesa in America subirà un altro scandalo sessuale se Julie Green continuerà ad essere riconosciuta come suora e se il vescovo Burke riceverà i suoi voti». «Quello che non è mai stato preso in considerazione è che il vescovo Burke lo ha portati qui», dice un altro sacerdote. «E questo è davvero un punto dolente per molte persone».
C'è poi un altro dossier che circola in Rete. Ed è quello relativo allo scandalo degli abusi sessuali da parte di sacerdoti. La diocesi di La Crosse ha recentemente riferito che dal 1950 al 2002 solo 10 su un totale di 705 chierici sono stati giudicati colpevoli di cattiva condotta sessuale, un tasso dell'1,4%. Per contro, il Consiglio dei vescovi cattolici degli Stati Uniti ha riportato una media nazionale di circa il 4% nello stesso periodo. Complessivamente, a La Crosse sono state accertate solo 31 accuse di abusi sessuali da parte del clero. Solo tre di questi casi hanno fatto notizia in Wisconsin. Uno riguardava un sacerdote non diocesano, Timothy Svea, che faceva parte di un ordine religioso; gli altri due sacerdoti sono morti.
Burke non avrebbe gestito le conseguenze dello scandalo nell'arcidiocesi di Saint Louis, ignorando la situazione.
Tanto che al giornalista del St. Louis Post-Dispatch Ron Harris, che gli aveva chiesto di indicare le priorità della diocesi, Burke aveva risposto: «Come organizzare le nostre parrocchie e le nostre scuole cattoliche».
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