È stato uno dei volti più esposti dell'amministrazione Trump. Ma alla fine ha mollato anche lei. Sarah Huckabee Sanders, la portavoce della Casa Bianca, ha lasciato il suo incarico dopo due anni. E chi era nei corridoi fuori dal suo ufficio giura di aver sentito una sonora risata dietro quella porta
Trump ha esibito un discreto fair play, annunciando l'addio della collaboratrice con un tweet di ringraziamento. Ma l'addio della Sanders non è di quelli che passano inosservati. Nata a Hope, in Arkansas, 36 anni fa, figlia dell'ex governatore dello Stato, la Sanders è stata dapprima la manager della campagna di Trump nel 2016 e poi è diventata la portavoce ufficiale il 26 luglio 2017, terza donna nella storia a ricoprire questo ruolo alla Casa Bianca. Nei due anni del suo incarico, Sanders ha rivestito con impegno, serietà e quando è servito anche durezza il suo ruolo, finendo per beccarsi l'accusa di «liar in chief», bugiarda in capo. E per diventare, secondo il capo dei corrispondenti alla Casa Bianca per la Abc, Jonathan Karl, «la consigliera più importante e ascoltata del presidente dopo Ivanka Trump e Jared Kushner»- è stata la consigliera più importante e ascoltata dal presidente». «Ho amato ogni minuto, anche i più duri di quest'esperienza», il suo testamento spirituale. Per lei potrebbero aprirsi le porte per una candidatura da governatrice dell'Arkansas.
La Sanders è solo l'ultima in ordine di tempo a lasciare di sua iniziativa Trump.
Tra i tanti a essersene andati negli ultimi due anni, Michael Flynn, consigliere per la sicurezza nazionale, Katie Walsh, vicecapo dello staff della Casa Bianca, Mike Dubke, responsabile della Comunicazione della Casa Bianca, Walter Shaub, numero 1 dell'Ufficio etico federale, Mark Corallo, portavoce del team legale che rappresenta Trump, Michael Short, assistente portavoce, Reince Priebus, capo dello staff, Hope Hicks, direttore delle Comunicazioni, e Rex Tillerson, segretario di Stato. Poi anche molti silurati, come Steve Bannon, lo stratega della Casa Bianca i cui rapporti con il tycoon si sono logorati dopo l'uscita del libro «Fire and Fury» di Michael Wolff.
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