
Non sono periodi semplici per l'antimafia. C'è chi accredita un sotterraneo regolamento di conti dietro l'ultima nube che si è addensata su un magistrato considerato integerrimo dai colleghi. Ieri, chi lo conosce, ha appreso con incredulità la notizia dell'indagine per rivelazione di segreto a carico di Michele Prestipino, procuratore aggiunto alla Direzione nazionale antimafia, già capo di Roma, prima di essere scalzato da un ricorso vinto al consiglio di Stato da Francesco Lo Voi. È sorpreso soprattutto chi ne conosce bene riservatezza e prudenza. L'accusa della Procura di Caltanissetta è di aver rivelato informazioni su indagini in corso all'ex capo della Polizia Gianni De Gennaro, oggi presidente di Eurolink, general contractor per la costruzione del Ponte sullo Stretto.
Al netto delle responsabilità penali o disciplinari tutte da accertare, c'è chi legge in questo ultimo atto di Caltanissetta, tracce di una guerra interna. Di certo una serie di fatti negli ultimi tempi hanno gettato ombre su alcune stelle dell'antimafia. I pm nisseni, che indagano sulle stragi del 1992, hanno già messo sotto indagine per favoreggiamento alla mafia Giuseppe Pignatone, ex procuratore aggiunto a Palermo, prima di diventare capo di Reggio Calabria e di Roma. Indagato anche Gioacchino Natoli, ex giudice istruttore del pool di Falcone. Del tutto estraneo alle indagini, ma finito intercettato casualmente una trentina di volte mentre parlava proprio con Natoli, anche Roberto Scarpinato, già procuratore generale a Palermo e oggi deputato del M5s.
Conversazioni che non hanno alcuna rilevanza penale, ma che sono state trasmesse in commissione antimafia in Parlamento, innescando un caso politico. Il centrodestra ha accusato Scarpinato di aver concordato con l'ex collega i contenuti di un'audizione di quest'ultimo alla stessa commissione. L'ex magistrato ha smentito e ha attaccato l'operato di Caltanissetta per aver violato le sue prerogative parlamentari, inviando quelle intercettazioni al Parlamento.
Ora il fascicolo relativo a Prestipino verrà trasmesso a Roma. Intanto il capo della Dna, Giovanni Melillo gli ha revocato le deleghe sul coordinamento investigativo, a «garanzia dell'immagine e del buon andamento delle attività della Dna». Che era già finita nella bufera con l'esplosione del caso del presunto dossieraggio, per cui sono indagati il finanziere Pasquale Striano, che avrebbe scaricato migliaia di file sensibili su politici e personaggi noti, e un altro ex sostituto procuratore, Antonio Laudati. Fatti accaduti sotto il precedente Procuratore, Federico Cafiero De Raho, oggi senatore del M5s. Estraneo alle indagini ma accusato dalla maggioranza di conflitto di interessi in quanto membro della commissione parlamentare che indaga su quegli avvenimenti.
Di certo quando
nel 2022 Melillo è arrivato alla Superprocura, come successore di De Raho, ha trovato evidenti falle nelle procedure organizzative dell'ufficio. A cui ha dovuto porre rimedio avviando una profonda ristrutturazione interna.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.