C'è un pericolo che il governo e la maggioranza hanno individuato: che la scuola italiana, da luogo di istruzione e crescita, possa trasformarsi in laboratorio di sperimentazione ideologica. L'obiettivo, condiviso dal ministro dell'Istruzione Giuseppe Valditara, è restituire agli istituti la loro missione originaria: educare, non indottrinare. E farlo in un clima di serenità, trasparenza e rispetto del ruolo delle famiglie.
Negli ultimi mesi, il dibattito sul disegno di legge Valditara sull'educazione sessuale ha riportato al centro dell'attenzione pubblica il tema dei progetti di "educazione all'affettività" che, secondo molti genitori, veicolano contenuti inappropriati. Gli esempi - non sfuggiti all'attenzione della maggioranza come del ministero dell'Istruzione - non mancano. In particolare ne sono stati analizzati una decina più recenti, relativi quasi tutti al 2025. Tra questi il caso di Firenze dove, nelle scuole primarie e secondarie di primo grado, il progetto "A scuola per fare le differenze" ha proposto giochi, video e lezioni sulle "innumerevoli identità di genere", con la testimonianza in aula di volontari Lgbtqia+. A L'Aquila, un istituto ha firmato una convenzione con Arcigay per portare in classe attività "educative e formative" rivolte non solo agli studenti, ma anche al personale scolastico e ai genitori, con l'obiettivo di combattere gli stereotipi e le discriminazioni. A Torrita di Siena, nella scuola dell'infanzia, sono stati introdotti i grembiuli colorati per "superare gli stereotipi di genere", scelta che ha suscitato perplessità tra i genitori. A Lucca, esperti esterni hanno tenuto lezioni ai bambini su sesso biologico, genere percepito e decostruzione degli stereotipi, nell'ambito di un progetto triennale finanziato dalla Regione con 600 mila euro. A Roma, un bando comunale da 420 mila euro ha finanziato quindici progetti di "educazione affettiva e relazionale" nelle scuole medie. All'Isola d'Elba è stato distribuito gratuitamente agli studenti il libro "Alias" di Matteo Grimaldi, storia di un adolescente che affronta il tema della transizione di genere. Così come fece molto discutere la distribuzione a Fiumicino di libri ai ragazzi dal contenuto sessualmente esplicito come premio alla scuola per aver partecipato a un concorso sul centenario di Gianni Rodari. Ma i casi che hanno fatto scattare le proteste dei genitori sono davvero molti e sparsi su tutto il territorio.
Secondo Pro Vita, spesso questi interventi introducono precocemente concetti complessi e controversi. L'associazione sottolinea come in oltre 300 istituti italiani siano stati avviati progetti di questo tipo, mentre una petizione ha raccolto quasi 50mila firme, chiedendo una norma chiara sul consenso informato.
Il disegno di legge Valditara, che oggi inizia l'esame della Camera, nasce proprio per introdurre regole e indirizzi più precisi. La norma, che introduce il principio del consenso familiare e regola la partecipazione di esperti esterni, punta a ristabilire equilibrio e trasparenza. "Non vogliamo censurare, ma proteggere la libertà educativa dei genitori", spiega il ministro.
Sulla stessa linea si esprime la senatrice Mariastella Gelmini: "A due anni dal femminicidio di Giulia Cecchettin, è chiaro che l'educazione al rispetto sia necessaria. Ma dev'essere una formazione equilibrata, che unisca scuola e famiglia, non una piattaforma per teorie ideologiche. Educazione al rispetto, non indottrinamento".
Per il leghista Rossano Sasso "al Pd, M5s e Avs non va giù il fatto che, grazie alla nostra norma, non sarà più possibile utilizzare le scuole come palco per parlare a bambini di 6 anni di binarismo sessuale, confusione sessuale, transizione e utero in affitto. Noi siamo dalla parte delle famiglie e della libertà di scelta educativa".