Stop ai visti facili per i russi. Ma l'Ue non chiude le porte

Sospeso l'accordo con Mosca, che facilitava ingresso e circolazione dei turisti. Eccezioni per gli oppositori

Stop ai visti facili per i russi. Ma l'Ue non chiude le porte

Si chiude temporaneamente la stagione dello «shopping dei visti» per i cittadini russi che cercano di entrare nell'Unione Europea transitando attraverso paesi membri con regole meno severe. I ministri degli Esteri, riuniti a Praga per una riunione informale terminata ieri, hanno trovato l'intesa sulla sospensione totale del Visa Facilitation Agreement, l'accordo di facilitazione siglato con la Russia nel 2007 e che ha consentito fin qui il rilascio di milioni di visti facili ai turisti russi, con costi ridotti e tempi più veloci. Ora i visti potranno essere concessi su base individuale, in seguito un'approfondita valutazione di ogni singolo caso. E i singoli Paesi potranno varare «misure nazionali» per la restrizione degli ingressi alle frontiere, seppure «in conformità con il codice Schengen».

«Ciò vuol dire una significativa riduzione dell'emissione dei nuovi visti - ha spiegato il capo della diplomazia europea Josep Borrell - Il processo sarà molto difficile e molto lungo e l'approccio sarà comune in tutti gli Stati Ue». Trovato «l'orientamento politico», sarà nel prossimo summit europeo di ottobre che la decisione sarà formalizzata e trasformata in un testo legale.

La decisione arriva dopo il pressing di Polonia, Repubblica ceca, Paesi Baltici e Finlandia, al centro di un esodo turistico da parte dei russi, via auto e pullman, a caccia di vacanze nelle settimane estive. Ma si tratta di una «sospensione» che in questo modo è riuscita a tenere l'unità europea, dopo la contrarietà a uno stop completo manifestata da Germania e Francia, decise a non voler sbattere la porta in faccia a chi fugge dal regime con un provvedimento definitivo più duro, e dopo il no dell'Ungheria, che continua a tenere con Mosca la relazione più stretta tra i 27 Paesi membri dell'Ue.

La decisione «non riguarda solo le tariffe - ha spiegato la ministra degli Esteri tedesca Annalena Baerbock - I visti pluriennali saranno limitati, le procedure accelerate eliminate e le domande esaminate in modo ancora più approfondito. Questo per garantire che coloro che combattono la libertà in Ucraina non possano trarre profitto dalla nostra libertà». «Gli Stati membri hanno ritenuto che non può essere business as usual», ha spiegato Borrell, ricordando come «da metà luglio abbiamo visto un sostanziale aumento degli attraversamenti di confine dalla Russia negli Stati di confine. E questo è un rischio di sicurezza. Ma abbiamo anche visto molti russi viaggiare per piacere e shopping come se non ci fosse una guerra in Ucraina». Per salvaguardare le ragioni di chi non è solidale con il regime di Mosca e la sua politica guerrafondaia «i visti rimarranno disponibili e rilasciabili su base individuale e per specifiche categorie sociali», tra cui attivisti, giornalisti e oppositori. «Non vogliamo tagliare i visti per la società civile - chiarisce Borrell - specialmente per le classi sociali che sono contro la guerra in Ucraina». Al contrario, i visti per i cittadini residenti nei territori ucraini occupati dai russi non saranno più riconosciuti nell'Unione europea.

Ora i ministri chiedono alla Commissione europea di affrontare la questione dei milioni di visti turistici già

emessi e indicare linee guida.

Intanto i Paesi potranno decidere con maggiore autonomia la strategia anti-esodo. Estonia, Lettonia e Lituania già hanno interrotto l'emissione dei visti. La Finlandia da oggi li ridurrà del 10%.

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