Stop all'oro di Mosca e alla Banca centrale. Le nuove sanzioni per "piegare" lo Zar

Allo studio misure ulteriori. Washington colpisce altre 48 società e 328 deputati russi. L'ipotesi di escludere Mosca dal G20

Stop all'oro di Mosca e alla Banca centrale. Le nuove sanzioni per "piegare" lo Zar

Bruxelles. I Paesi del G7 cercano di stringere l'assedio economico attorno a Putin, e anche l'oro di Mosca, su impulso di Washington, entra nel mirino delle sanzioni contro la brutale aggressione all'Ucraina.

Con un avvertimento anche a Pechino: aiutare la Russia ad aggirare le sanzioni, avverte il presidente Usa Biden, «avrebbe conseguenze» per il «futuro economico della Cina», che come anche Xi Jinping «capisce» è «legato assai più all'Occidente che a Mosca».

La nuova mossa è stata annunciata ieri alla riunione del G7 di Bruxelles, dove si è sancito un accordo per impedire a Putin di ricorrere alle riserve auree aggirando le misure deterrenti imposte dall'occidente al sistema finanziario russo. «I leader del G7 e dell'Unione europea continueranno a lavorare congiuntamente per indebolire la capacità della Russia di impiegare le proprie riserve internazionali per finanziare la guerra e sorreggere l'economia», dice lo statement della Casa Bianca. «Mettendo in chiaro che ogni transazione che riguardi l'oro della Banca centrale russa è coperta dalle sanzioni già in vigore».

La Russia, secondo fonti del governo Usa, ha «tra i 100 e i 140 miliardi di dollari» in riserve di oro, e che si sono registrati segnali, in questi giorni, del tentativo di iniziare ad usarle per «sostenere il rublo». Intanto l'agenzia S&P vede un «significativo aumento del rischio di insolvenza» per la Russia a causa «della difficoltà nel completare i pagamenti», e avverte che «sanzioni più stringenti» sull'interscambio energetico» porterebbero Mosca verso il default.

I Paesi del G7 si dicono pronti ad «inasprire se necessario» le misure già in atto, «agendo in unità». Perché «l'unità della Nato, del G7 e della Ue», dice Joe Biden arrivando a sera alla riunione del Consiglio europeo, cui partecipa per la prima volta, «è la cosa più importante» per fermare i «crimini di guerra» di Putin, che invece punta a «dimostrare che le democrazie non funzionano più». Del «ban» alle forniture di gas dalla Russia non si parla, ma i leader europei respingono al mittente la mossa del cavallo di Putin, che ha chiesto di pagare gli approvvigionamenti solo in rubli: «Fondamentalmente è una violazione contrattuale: se questa clausola viene applicata dalla Russia i contratti sono considerati violati», scandisce Mario Draghi. Più o meno le stesse parole usate dal cancelliere tedesco Olaf Scholz: «Abbiamo esaminato la questione: esistono contratti fissi che specificano che il pagamento deve essere effettuato in euro o dollari. Questo è quel che conta». Il premier sloveno Jansa taglia corto: «Credo che nessuno in Europa sappia come è fatto un rublo, e nessuno pagherà il gas in rubli».

Intanto un nuovo pacchetto di misure punitive è già stato annunciato dagli Stati Uniti verso chi «ha avuto un ruolo cruciale» per l'aggressione contro l'Ucraina. L'elenco diffuso da Washington all'arrivo di Joe Biden a Bruxelles include 48 società della Difesa che hanno prodotto le armi usate nell'invasione, ben 328 deputati della Duma (il «parlamento» di Mosca) che hanno sostenuto il Cremlino con i trattati che riconoscono l'indipendenza delle autoproclamate repubbliche separatiste e di oligarchi chiave della finanza russa come Herman Gref, chief executive di Sberbank, e Gennady Timchenko, fondatore del Volga Group. Intanto il presidente di turno Ue Emmanuel Macron lancia un monito a quelle compagnie francesi (come Auchan e Leroy Merlin) «che operano nei settori colpiti da sanzioni» e che ancora mantengono le proprie attività in Russia: «Dovete rispettare le decisioni della Francia».

Sul tavolo della discussione anche l'esclusione della Russia dal G20, cui Biden ha espressamente fatto riferimento: «Ho sollevato la possibilità,

cui sono favorevole, ma la decisione dipende dai membri G20. Se l'Indonesia (che ospiterà in ottobre il prossimo summit, ndr) non dovesse essere d'accordo, allora chiederemo che l'Ucraina prenda parte alle future riunioni».

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