Lo stop di Forza Italia ai deliri statalisti M5s Toti: non perdete tempo

Di Maio invoca la nazionalizzazione delle autostrade. Il governatore: prima c'è la città

R estituire la normalità alla gente di Genova. Ripristinare al più presto le vie d'accesso alla città. Dare immediato respiro all'economia genovese ma anche a quella italiana, visto che quello del capoluogo ligure è il secondo porto d'Italia per traffico di merci, dopo Trieste.

«Il governo faccia tutte le sue valutazioni, ma il governo deve tenere conto che l'esigenza primaria della città è riavere nel più breve tempo possibile il ponte. Se qualcuno vuole aprire un dibattito nazionale sul tema delle concessioni ha tutta la legittimità di farlo con un alt gigantesco da parte mia se questo ritarda un'ora, un minuto o anche solo un secondo la realizzazione del ponte».

Giovanni Toti, da governatore della Liguria e da commissario governativo, cerca di mettere Genova al centro del dibattito e frenare l'ansia neostatalista dei ministri a Cinque stelle. Nell'aria risuona ancora lo scontro aperto di 48 ore fa con il vicepremier Luigi Di Maio sulla procedura da seguire e sulla scelta dei soggetti da chiamare in causa per la ricostruzione, con il leader di M5s deciso ad affidare i lavori a Fincantieri e l'esponente di Forza Italia fermo nel puntualizzare che l'interlocutore per la ricostruzione del ponte Morandi «è società Autostrade. Entro fine settimana ci dovrà presentare il piano di abbattimento e ricostruzione: entro giovedì sera, al massimo venerdì mattina. Il concessionario ci ha fatto sapere che rispetterà i tempi». Di tenore opposto la posizione del vicepremier Luigi Di Maio: «Di Autostrade non ci si può fidare. A rifare il ponte dovrà essere per me un'azienda di Stato. Fincantieri è un'eccellenza mondiale». Un confronto in cui si inserisce anche il ministro delle Infrastrutture Danilo Toninelli: «Autostrade metta i soldi, a ricostruire ci pensa lo Stato».

Il vero rilancio mediatico di giornata da parte dei Cinquestelle arriva dallo stesso Di Maio che lancia una sorta di offensiva legale nei confronti degli ex ministri colpevoli di aver «favorito» Atlantia. L'obiettivo del vicepremier è far pagare «chi ha sbagliato. È ora che tutti i ministri che hanno autorizzato questa follia paghino di tasca propria». L'idea sarebbe quella di un esposto per danno erariale da presentare alla Corte dei conti contro i governi che in passato hanno deciso la concessione ad Autostrade. Partendo dal presupposto che «il contratto prevedeva una rendita garantita del 7%: una rendita spropositata, un regalo clamoroso che ha consentito ai Benetton di fare gli imprenditori non con il loro capitale, ma con quello dei cittadini».

Il clima resta acceso, come testimonia anche un tweet dell'assessore ligure alle Infrastrutture e alla Protezione Civile, l'azzurro Giacomo Giampedrone: «Genova ce la farà. Nonostante Di Maio e Toninelli. Lo dobbiamo ai genovesi e a tutti i liguri!». Toti, nel suo punto stampa quotidiano, prova a smorzare i toni, ma tiene il punto sulla necessità di adottare un approccio realistico e conforme alle regole per non portare avanti battaglie politiche o di principio sulla pelle dei cittadini e dei lavoratori che passano ogni giorno per quelle vie d'accesso. «Credo serviranno anche altre aziende specializzate per la ricostruzione del ponte e quindi potrebbe essere costituita un'associazione temporanea di imprese. Se ne farà parte Fincantieri, e non lo decido io, è una decisione che approvo fin da adesso perché è un'azienda pubblica, professionale, importante della nostra regione. Che ci sia una forte presenza pubblica nella realizzazione del nuovo ponte e un controllo pubblico efficace è certamente un'esigenza condivisa da tutti gli enti locali.

Fincantieri come Cassa depositi e prestiti hanno offerto la loro disponibilità che noi abbiamo già girato a società Autostrade. Non so a che punto siano le interlocuzioni. Ma il dato è che quel ponte oggi è nella disponibilità di Autostrade».

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