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Stop allo Stato spacciatore Salta la cannabis dal testo

La Casellati esclude la norma e i grillini si infuriano: si deve dimettere. La Russa urla a un collega: «Drogato»

Stop allo Stato spacciatore Salta la cannabis dal testo

«D rogato», così grida Ignazio La Russa, sintetizzando la situazione dal suo punto di vista: ma non è chiaro se ce l'abbia con il capogruppo del Pd Andrea Marcucci, che sta parlando in quel momento, o con il grillino Alberto Ariola, uno dei più infuriati. Palazzo Madama ribolle. Elisabetta Casellati, tra gli applausi del centrodestra, ha appena bloccato la cannabis light, dichiarando inammissibile l'emendamento del 5s Matteo Mantero collegato alla Finanziaria: questa, sostiene, «è una disciplina completamente innovativa», quindi un intervento del genere si può fare solo «con un apposito disegno di legge», non certo con un allegato alla manovra di fine anno: stralciato, rifate i compiti a casa. Pd e renziani incassano, i Cinque stelle invece si rivoltano e parlano di «decisione politica». La presidente del Senato spiega che si tratta di una decisione tecnica e Matteo Salvini, «tecnicamente», la ringrazia «a nome di tutti i centri di recupero italiani dalle dipendenze: abbiamo evitato la vergogna di avere uno Stato spacciatore».

Il provvedimento della discordia prevede che la canapa industriale con un contenuto di Thc non superiore allo 0,5 per cento non venga più considerata una sostanza stupefacente. Contrarissimi Lega e Fratelli d'Italia, che domandano il vaglio di ammissibilità. E la Casellati dà loro ragione. L'emendamento «è di natura ordinamentale dal momento che estende l'ambito di applicazione», dunque non può passare in un comma della legge di Bilancio. Serve un ddl. Dura la protesta dei grillini, che chiedono alla presidente del Senato di «dimostrare che la scelta non sia frutto di pressioni della sua parte politica». Replica la Casellati: «Ho applicato il regolamento con imparzialità. Se ritenete questa misura importante per la maggioranza, fatevi un disegno di legge». Più defilato il Pd. Marcucci, con spirito di realpolik, non entra nel merito della decisione, peraltro inappellabile, e si limita ad invitate l'aula ad andare avanti velocemente con i lavori. Il tempo per la manovra stringe.

Dunque, emendamento bocciato per una questione procedurale, anche se il centrodestra considera la canapa light il cavallo di Troia per la liberalizzazione. La Lega, dice Massimiliano Romeo, apprezza «la scelta tecnica». Anche per Maria Stella Gelmini «ben ha fatto la Casellati a espungere la norma: la maggiore forza politica della maggioranza vorrebbe canne a gogò». E Giorgia Meloni considera la vicenda «una vittoria di Fdi». Applaude anche il centro studi Livatino: «La scelta della Casellati è in linea con la Consulta perché la riduzione dei tempi di discussione comporta una comprensione della funzione costituzionale dei parlamentari».

Ma secondo Mantero «la droga non c'entra, la decisione inciderà sugli agricoltori e su dodicimila famiglie». E per Airola «stralciare la norma significa andare contro tutte le piccole imprese che aspettavano un sostegno: le opposizioni battono le mani in faccia ai coltivatori della Val Padana, infatti la canapa industriale, che non ha potere drogante, viene usata in tanti ambiti, tra cui il tessile, biocarburanti, plastiche rinnovabili». Riccardo Magi, +Europa, dice che «l'emendamento era assolutamente attinente alla materia del bilancio, perché rispondeva alle esigenze produttive di un settore che coinvolge migliaia di lavoratori». Giuseppe Brescia, Cinque stelle, presidente della commissione Affari costituzionali della Camere, vuole le dimissioni della Casellati.

«Un'assurdita», commenta Roberto Giachetti.

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