La strage in famiglia. "Ho agito d'impulso". I nonni: "Ci saremo"

Il nodo premeditazione: "Se avessi riflettuto non avrei ucciso". Oggi dal gip

La strage in famiglia. "Ho agito d'impulso". I nonni: "Ci saremo"
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«Noi non lo abbandoneremo mai». Il nonno materno del 17enne che ha confessato di aver ucciso a coltellate il padre, la madre e il fratellino di 12 anni nella villetta di Paderno Dugnano, poco fuori Milano, ripete che la famiglia intende restargli accanto. Lo ha confermato ieri parlando con il legale di fiducia del minorenne, l'avvocato Amedeo Rizza, che proprio l'anziano ha voluto per il nipote. Malgrado «il dolore per la perdita anche di sua figlia e dell'altro nipote» e il fatto che «non si riesca a spiegare quello che è accaduto», il nonno del giovane, come gli altri familiari, gli starà «sempre vicino».

Il ragazzo si trova ancora nel centro di prima accoglienza del carcere Beccaria. Questa mattina verrà interrogato dal gip per i minorenni Laura Margherita Pietrasanta per la convalida dell'arresto e la decisione sulla custodia cautelare in carcere, chiesta dalla Procura dei minori di Milano. Nel frattempo è stata nominata come tutrice del 17enne la presidente dell'Ordine degli avvocati di Monza, Michela Malberti. I familiari, nonni e zii, hanno ribadito di volerlo incontrare al più presto e lo stesso ha chiesto l'adolescente. Sempre ieri il difensore ha avuto un colloquio con il proprio assistito, il quale gli ha riferito nuovi dettagli sul triplice omicidio commesso senza un vero movente, ma per sedare un «malessere» interiore. «Io non ho riflettuto, perché se avessi riflettuto non lo avrei fatto. Ho agito di impulso», ha detto. «Lui - ribadisce il legale - è dispiaciuto non per sé, perché sa che dovrà affrontare una situazione carceraria, ma per le vite che non ci sono più, perché adesso lo capisce». La questione fondamentale, dal punto di vista giuridico, è l'aggravante della premeditazione del delitto, contestata al giovane dal pm Elisa Salatino e dal procuratore dei minori facente funzioni Sabrina Ditaranto. Per l'avvocato, l'aggravante «non esiste». Il ragazzo cioè avrebbe deciso di sterminare la famiglia la sera stessa degli omicidi. Riguardo poi al numero di coltellate inferte, che sarebbero 68 secondo un primo esame esterno dei corpi: «Non si è reso conto. Sono tante, sì. Anche quello potrebbe rappresentare il fatto che non era in sé. Dipende da come si legge la questione».

Al difensore il giovane «ha chiesto dei familiari, che in questo momento sono i nonni, la zia, e di quando potrà avere un colloquio con loro. Dopo la decisione di convalida, potrà». L'adolescente ha inoltre espresso il desiderio di avere qualcosa da leggere: «Sta leggendo i libri della biblioteca, è un ragazzo che legge molto e mi ha chiesto anche i libri della scuola. Gliene ho portato uno». Il 17enne oggi quasi sicuramente racconterà di nuovo della strage: «Ripercorrere i momenti salienti di quello che è accaduto lo turba. Alterna un racconto apparentemente tranquillo a momenti di pianto a dirotto. Il pensiero di quello che ha fatto comporta uno stato d'animo molto agitato e provato».

Intanto i carabinieri sono tornati al lavoro nella villetta di Paderno per un sopralluogo.

La nuova ispezione del luogo del delitto rientra nelle operazioni di indagine, necessarie a raccogliere e repertare tutti gli elementi utili alla ricostruzione nel dettaglio degli omicidi. Davanti al cancello del complesso residenziale di via Anzio in molti hanno lasciato mazzi di fiori e messaggi di vicinanza alla famiglia delle vittime.

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