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La strana normalità di una festa senza paura

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È quindi toccato al Komandante, intestatario in quarant'anni di carriera e in sessantacinque di vita di svariate spericolatezze e rockeraggini al punto da stancarsene per noia e istinto di sopravvivenza e di trovarsi al Roxy Bar oggi per un chinotto zero; è toccato a Vasco Rossi, dicevamo, rogitare davanti a duecentoventimila testimoni paganti e ad altri diecimila variamente titolati allo scrocco il ritorno dell'evento rock alla sua anormale normalità: quella di una festa di sudore e notti in bianco, di bandane e spray antizanzare, di selfie e voci scartavetrate, in cui a esplodere sono i megahertz e a saltare per aria sono stati solo i soprammobili sulle mensole delle case dei pochi modenesi che hanno trascorso l'evento di ieri sera restandosene tappati a casa, senza zompare sull'erba del Modena Park o davanti a un maxischermo e senza scegliere l'esilio forzato. Il grande sabba emiliano ha registrato il record di tramezzini venduti e ha chiuso il cerchio del terrore iniziato quaranta giorni fa a Manchester quando a essere profanato da un lupo solitario in quota Isis fu il concerto cuore-amore-terrore di Ariana Grande. E un'altra grande invenzione occidentale, la musica di un diavolo senza inferno che unisce generazioni, entrò nel novero angosciante delle terre a rischio, scomunicate dall'inquisizione alla 'ndo cojo cojo di una religione che si fa tribunale, che si fa patibolo.

Difficile immaginare due musiche più diverse di quelle del rocker di Zocca e della cantante caruccia che arriva dalla Florida con i suoi tormenti postadolescenziali. Difficile immaginare un fan di Vasco che si rolla una sigaretta e una millennial cresciuta a pane e Disney Channel seduti al Roxy Bar di cui sopra a scambiarsi più di qualche imbarazzata parola. A meno che non si tratti di un padre e di una figlia, e potrebbe essere, perché le strade della musica sono infinite, e comunque probabilmente resterebbero in silenzio con diversi tipi di cuffiette nelle orecchie.

Epperò è bello immaginare che le trasgressioni imbolsite dei papà e le lacrime bistrate delle figlie si abbraccino da ieri non solo come per uno scampato pericolo ma perché siamo tutti uniti davanti a chi ci vuole sbianchettare nelle nostre diversità. Tornerà il momento delle lacrime di dolore ma oggi asciughiamoci quelle per Albachiara.

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