
Può darsi che gli israeliani siano davvero il popolo eletto. Se fossero anche svegli, avrebbero accolto la Flotilla con cornetti caldi e li avrebbero accompagnati fino alla costa. Ma come, non ci fermate? Non ci sparate? Non fate i cattivi? Ma no, per così poco, dai. Volevate venire e Gaza? Ecco, questa è Gaza, d'ora in avanti potrete rivolgervi a Hamas per ogni esigenza, bye bye. Questo avrebbe bagnato le polveri a tanti europei con la loro propaganda travestita da giornalisti, disorientandoli più di Alice nel Paese delle Meraviglie. Ma niente, Israele proprio non c'arriva che la guerra si vince o si perde in tv. La lezione impartita da Hamas, loro sì veri geni della comunicazione, manco l'hanno colta. Due anni fa li hanno provocati, con l'obiettivo di fargli compiere una strage di palestinesi innocenti. E loro che fanno? Abboccano e fanno sessantamila morti civili. Risultato: Israele cattiva e Hamas buona. Adesso, davanti all'occasione di sparigliare come reagiscono? Mandano in diretta mondiale gli aspiranti martiri, abbandonati dai loro governi ma non dalla maggioranza dei media, veicoli di propaganda e intrattenimento.
Alla fine, la vicenda mediatica e politica della Flotilla dice una cosa chiara. La strage di palestinesi, per quanto tragica, fa troppo comodo. Per Hamas e i suoi mandanti arabi era l'obiettivo per sottrarre a Israele l'appoggio occidentale e gli accordi di Abramo. Si può non condividere ma è innegabilmente un piano legittimo e ben congegnato che riflette interessi precisi. Con una crudeltà e un cinismo che non ci appartengono e fatichiamo anche a raccontare, hanno tentato il colpo e finora gli è andata benissimo. Certo, non è finita: gli Usa hanno calato l'asso della convenienza economica della ricostruzione e gli arabi, si sa, sono pur sempre arabi. Ora il gioco è che nessuno resti senza sedia quando la musica cesserà.
Ciò che pare meno legittimo e molto più cinico e indigesto è il tifo dalle nostre parti affinché quei poveracci continuino a morire. È orribile a dirsi, ma la sensazione è che siano le aste su cui sventolano le bandiere. Contro il presidente dittatore e contro la premier fascista.
A favore della causa giusta, quella che travalica la democrazia, i diritti delle donne e la libertà di parola, l'unica che davvero salverà il mondo e pazienza per quei bambini. Non paiono diversi da quelli degli anni di piombo, salvo che quelli non avevano l'appoggio dei media e ci mettevano la vita loro, non quella degli altri.