Lo studente-killer suicida. Aveva con sé un arsenale. "In casa anche una bomba"

Nuovi dettagli sul massacro dell'Università Carlo. La madre ha avvertito la polizia prima dell'assalto

Lo studente-killer suicida. Aveva con sé un arsenale. "In casa anche una bomba"
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Si è sparato quando ha capito di non avere speranze David Kozak, il ventiquattrenne studente che giovedì al centro di Praga ha fatto irruzione nella facoltà di Lettere e Filosofia dell'Università Carlo sparando all'impazzata e uccidendo 13 persone e ferendone 25. I filmati delle telecamere montate sulle divise della polizia ceca che lo braccava lo mostrano mentre si spara con il fucile. Il giovane era sul tetto, da dove aveva ferito tre persone e colpito un'auto civile e un'auto della polizia. Avrebbe voluto fare una strage ben più grande, a giudicare dall'incredibile arsenale di armi e di munizioni che era riuscito a portare all'interno dell'edificio grazie a una serie di viaggi in pullman per coprire i 30 chilometri da Hostoun, nei pressi di Kladno, dove risiedeva, a Praga, nel corso dei quali alcuni testimoni lo avevano notato viaggiare con una custodia per la chitarra, «cosa che non gli avevo mai visto fare prima. Ora credo di sapere perché e che probabilmente non portava con sé lo strumento musicale», ha detto una donna. Kozak aveva regolare porto per diversi tipi di arma e nel suo appartamento è stato ritrovato anche un ordigno artigianale composto «da bombole, munizioni, materiale pirotecnico e sostanze chimiche», secondo una fonte vicina alle indagini che ha riferito di una «cantina che sembrava un bunker. La bottiglia era grande, aveva diversi cavi collegati a essa, che conducevano ad altre apparecchiature». Un impianto rudimentale che avrebbe potuto causare una violenta esplosione.

Kozak giovedì ha ucciso il padre nel loro appartamento, poi ha manifestato alla madre l'intenzione di farla finita. La donna ha preso sul serio la minaccia e ha contattato la polizia che ha subito avviato le indagini e si è lanciata sulle tracce dello studente, circostanza che non ha potuto evitare la strage ma probabilmente ne ha ridotto le proporzioni. «Poteva andare molto peggio», dice il ministro degli Interni ceco, Vít Rakusan, che elogia la pronta reazione delle forze dell'ordine e degli ospedali.

La polizia ceca ha identificato nella notte tra giovedì e ieri tutte le 14 vittime, tra le quali è compreso lo stesso Kozak, tutte di nazionalità ceca. Tra i 25 feriti ci sono tre stranieri, due di nazionalità emiratina e un olandese. Salvi gli italiani che lavorano o studiano nell'istituto, tra le quali una professoressa di Palmanova (Udine), Chiara Mengozzi, che giovedì aveva il giorno libero: «Avrei potuto essere anch'io tra le persone che per salvarsi si sono attaccate al cornicione dell'edificio».

Il governo ha proclamato per oggi la giornata di lutto nazionale.

La polizia ha annunciato anche un rafforzamento dei controlli attorno a soft target e scuole. Nessuna minaccia specifica ma «il segnale che ci siamo e siamo pronti». Il timore maggiore è per un effetto emulazione, ciò che ha spinto ad aumentare il monitoraggio sui social.

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