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Stupro, il branco fa quadrato . "La ragazza era d'accordo"

Il minorenne confessa: «C'ero anch'io». Scarcerato, i pm fanno ricorso. Gli altri si difendono, confermato l'arresto

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È stato tra i più violenti nello stupro di gruppo ai danni di una 19enne compiuto lo scorso 7 luglio in un cantiere edile isolato della zona del Foro Italico a Palermo, ha pure parzialmente ammesso di aver preso parte alla violenza sessuale, ma è stato scarcerato. Il giovane, che a luglio era ancora minorenne, si trova adesso in una comunità. Lo ha deciso il gip del tribunale per i minorenni di Palermo, Alessandra Puglisi, dopo la sua confessione. I fatti di cui si è macchiato sono troppo gravi secondo la procuratrice per i minorenni Claudia Caramanna, che ha già annunciato ricorso. «Deve stare in carcere».

Il tribunale del Riesame, intanto, ha confermato il carcere per Angelo Flores e Gabriele Di Trapani, due dei 7 ragazzi del branco, in accoglimento della richiesta della procura, e deve pronunciarsi sull'istanza di scarcerazione presentata dai legali di Cristian Barone, un altro degli indagati. Sono i primi tre arrestati il 3 agosto dai carabinieri. Uno aveva respinto le accuse parlando di rapporto consenziente, gli altri avevano fatto scena muta. Del gruppo hanno fatto parte anche Samuele La Grassa, Elio Arnao e Christian Maronia, arrestati il 18 agosto con l'allora minorenne. Compariranno oggi davanti al gip per l'interrogatorio di garanzia. A inchiodarli tutti alle loro responsabilità c'è un video girato da Flores che al gip ha ammesso di essere lì quella sera sostenendo però di non avere preso parte attiva allo stupro. Ma ha ripreso col cellulare la violenza ed evidentemente non ha fermato i compagni di merenda. Le chat rivelano altro: «Questa è una p..., ce la siamo fatta tutti». E ha pure inviato il video ad almeno due del branco, cancellandolo poi per non essere beccato. Due degli arrestati parlano della necessità di far sparire i cellulari, uno dei quali sarebbe stato «sepolto» sotto terra. Ed ora è caccia al video della violenza su Telegram.

Gli inquirenti stanno cercando di ricostruire gli invii effettuati. I video potrebbero essere più d'uno. Sarebbe Flores l'anello debole del gruppo, tant'è che, dopo l'arresto, avrebbe fatto rivelazioni importanti agli inquirenti ed è stato l'unico ad avere risposto alle domande del gip Clelia Maltese, rivelando i nomi dei complici. Dalle chat è tangibile qualsivoglia mancanza di empatia nei confronti della vittima, anche quando vengono descritti dettagli dello stupro e delle condizioni in cui era stata ridotta la 19enne. «Dopo si è sentita pure male. L'abbiamo lasciata lì e siamo andati via». Si sono recati in una rosticceria, come nulla fosse. Le frasi scambiate sono di una gravità inaudita e testimoniano uno sprezzo per la ragazza, vista come oggetto sessuale da possedere e, quindi, nella mentalità traviata che serpeggia tra questi giovani, anche meritevole di essere oggetto del loro divertimento. Ma c'è di più. Dalle testimonianze acquisite dagli investigatori, lo stupro ha tutta l'aria di essere stato premeditato. Mentre trascorrevano la serata nei locali della movida palermitana, tra la Vucciria e piazza Sant'Anna, infatti, il gruppo l'ha fatta ubriacare deliberatamente. «Dopo ci pensiamo noi», avrebbero detto a un barista, la cui posizione potrebbe essere al vaglio, ma non trapela nulla. Dopo i primi tre arresti, i complici, ancora a piede libero, hanno tramato una spedizione punitiva ne confronti della ragazza perché li aveva denunciati. «Mi faccio tutta via della Libertà - dice uno, intercettato - Quando la becco le dico: Hai visto cosa mi hai fatto? e la prendo a testate». Palermo ha fatto sentire la propria indignazione, scendendo in piazza, sabato sera, su iniziativa dell'associazione «Non una di meno» per prendere le distanze dagli stupratori e dall'indifferenza. «Lo stupratore non è malato, è il frutto sano del patriarcato» è uno degli striscioni. Mentre si attende che la giustizia faccia il suo corso, il popolo ha già emesso una sentenza di condanna per i 7, le cui foto girano sui social.

È partito un passaparola per rendere pubblici i loro indirizzi e organizzare spedizioni punitive.

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