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Su Ustica si riapre l'inchiesta. Però Bologna "non si tocca"

Amato sarà ascoltato dai pm come persona informata sui fatti. I dem esultano: "Ma l'altra strage era fascista"

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Dopo le esternazioni dell'ex premier Giuliano Amato, i procuratori titolari dell'inchiesta sul disastro del Dc9 stanno prendendo in considerazione l'ipotesi di ascoltarlo in qualità di persona informata dei fatti. La settimana prossima si terrà un incontro, secondo fonti della Procura di Roma, con il procuratore capo Francesco Lo Voi, l'aggiunto Michele Prestipino e il sostituto Erminio Amelio, quest'ultimo titolare del fascicolo. Dopo l'intervista di Amato a Repubblica, e vari spunti offerti a singhiozzo da un ex protagonista della politica oggi 85enne, l'obiettivo è valutare spazi di manovra nell'indagine non ancora chiusa. Si ipotizza un confronto basato su quanto Amato ha aggiunto alla Stampa estera due giorni fa: «Chi conosce gli apparati dello Stato sa che i Servizi, quando depositano atti destinati a rimanere con segreto di Stato, o altrimenti classificati, prima di depositarli ne hanno scartati una serie». Dal punto di vista dei princìpi, sostiene Amato, «non c'è ragione per ritenere che ciò sia di per sé arbitrario, perché chi fa il mestiere dell'intelligence raccoglie tanto ciarpame, quello che fa la scelta deve buttare il ciarpame e trattenere ciò che non lo è, e non è detto che questo accada sempre». Nel puzzle Ustica, fatto di stop and go nelle indagini, già oggetto di commissione parlamentare d'inchiesta e di «scavi» giornalistici intorno alla pista del missile esploso da un jet francese, magari decollato dalla base di Solenzara, in Corsica, questo è il punto chiave, per Amato, su cui basa l'appello a Macron a far chiarezza. Parigi fa spallucce: nonostante le richieste di informazioni dei pm romani. Il nodo rogatorie resta centrale. Finora, però, un quadro affastellato di deduzioni; parole. La presidente dell'Associazione parenti delle vittime della strage di Ustica, Daria Bonfietti, già deputata e senatrice Pds e Ds, ha chiesto alla premier Meloni «anzitutto di riceverci», per capire insieme «l'ordine di grandezza dei problemi con le carte in mano, con attività e azioni che ogni organo dello Stato può fare in questo momento». Magistratura compresa. Dal volger dell'inchiesta verso l'archiviazione, le toghe potrebbero sparigliare? Amato era già stato ascoltato. E tra dubbi e speranze nei partiti ci si divide. A sinistra va in scena la doppia lettura del verbo di Amato: accolte con favore le deduzioni su Ustica ma non «la percezione di una verità o fasulla o incompiuta, magari mancante di una parte importante», avvertita da Amato pure sulla strage di Bologna. Il governatore dell'Emilia-Romagna Bonaccini chiede «verità e giustizia su Ustica», mentre «Bologna ormai è passata in giudicato come strage fascista», taglia corto. Il suo partito, con i capigruppo Pd al Senato e alla Camera (Boccia e Braga), sottoscrive l'interrogazione (di Verini e De Maria) per chiedere al governo «quali iniziative intenda assumere a livello internazionale», anche attraverso richieste formali, «per garantire il pieno accertamento della verità dei fatti» del 27 giugno 1980. «Contributo di Amato di grande rilievo», dicono su Ustica i dem. Dal centrodestra, il senatore Gasparri (FI) e l'ex ministro Giovanardi difendono la tesi della bomba, accusando Amato di menzogne ed errori «imbarazzanti». Bonfietti invita al dialogo chi, in Fratelli d'Italia, sembra pronto all'ascolto: «Credevo che nel 2008 cadesse il muro di gomma, la magistratura ha riaperto le indagini ma dopo 15 anni sono in corso e allora chiediamo alla politica». La premier fa filtrare aperture.

Ma ha già invitato Amato a render pubblici tutti gli elementi utili.

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