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Il Sud corre, l'Europa dà l'ok al Pnrr

Svimez: nel 2021-24 crescita del Pil meridionale a +8,5%. Via libera al nuovo Piano

Il Sud corre, l'Europa dà l'ok al Pnrr
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Il Mezzogiorno cresce e il Paese incassa un altro passo avanti decisivo sul Pnrr. Due segnali che, letti insieme, raccontano una dinamica chiara: le politiche economiche degli ultimi anni stanno producendo risultati concreti, riconosciuti tanto dai numeri del Rapporto Svimez 2025 quanto dall'Europa, che ha approvato in via definitiva la revisione del Piano nazionale di ripresa e resilienza. Nel Sud l'occupazione aumenta a ritmi superiori al resto d'Italia, mentre Bruxelles certifica la solidità della strategia messa in campo, con un giudizio che premia il lavoro del governo e apre la strada alla prossima tranche di risorse.

Il rapporto Svimez fotografa un Mezzogiorno che, tra il 2021 e il 2024, ha registrato un incremento del Pil dell'8,5% e un aumento dell'occupazione dell'8%, contribuendo per oltre un terzo al milione e quattrocentomila nuovi posti creati a livello nazionale. Spinta decisiva è arrivata dal Pnrr, che ha attivato cantieri, infrastrutture e servizi pubblici in linea con il Centro-Nord. Sul fronte dei giovani, il Sud ha visto crescere gli occupati under 35 di 100mila unità, con un tasso di occupazione giovanile in aumento di oltre sei punti. È vero che resta il tema dell'esodo - 175mila giovani hanno lasciato il Mezzogiorno negli ultimi tre anni - ma proprio qui gli investimenti del Piano e la nascita della Zes Unica rappresentano la leva per invertire il trend, con filiere produttive più forti e tempi autorizzativi dimezzati. La stessa Svimez riconosce che indirizzare gli investimenti verso tecnologie avanzate, energia pulita e industria di qualità è la strada per trattenere competenze e valore. Il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha ricordato che le analisi Svimez rappresentano "un contributo prezioso al consolidamento della coesione nazionale.

La crescita del Sud si intreccia con le novità arrivate da Bruxelles. L'adozione della revisione del Pnrr da parte del Consiglio Ue conferma, come sottolineato dal vicepresidente della Commissione Raffaele Fitto, un confronto "costruttivo tra Commissione e autorità italiane". La premier Giorgia Meloni ha parlato di un risultato che "conferma il lavoro solido e credibile del governo", ricordando come la dotazione complessiva resti invariata a 194,4 miliardi e come l'obiettivo sia proseguire con riforme e investimenti strategici, in linea con la tabella di marcia europea. Nei prossimi giorni è atteso il via libera all'ottava rata da 12,8 miliardi, che porterà a oltre 153 miliardi le risorse già incassate dall'Italia.La rimodulazione introdotta dal governo rende il Piano più aderente alle esigenze del Paese: 13,5 miliardi vengono riallocati su misure mirate e più efficaci, con interventi che sostengono imprese, agricoltura, digitalizzazione, infrastrutture idriche ed economia circolare. Come ha spiegato il ministro agli Affari Ue, Tommaso Foti, la revisione "rafforza la competitività del sistema-Italia" e consolida un processo di semplificazione amministrativa destinato a produrre effetti strutturali, in particolare nel Mezzogiorno. Accanto alle infrastrutture materiali, trovano spazio nuovi strumenti finanziari dedicati alla ricerca universitaria, alle ferrovie regionali, alla connettività e agli investimenti strategici delle imprese.

Dai 700 milioni del Fondo nazionale connettività agli 888 milioni per la Zes Unica, dai 3,5 miliardi della Transizione 4.0 agli 800 milioni per l'agrisolare, la revisione punta a consolidare le basi per una crescita che non si esaurisca con il 2026.

L'Europa conferma che gli aggiustamenti non cambiano il giudizio positivo sul Piano italiano, anzi rafforzano l'orientamento verso innovazione e digitale. È un segnale importante: il Paese continua a correre e il Mezzogiorno può essere un motore di sviluppo.

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