Cronache

Sul Cermis, 45 anni fa, un'unica sopravvissuta. Ma la prima catastrofe fu il giorno di Natale

Nel 1976 la peggiore tragedia: 42 morti su 43. In Val D'Aosta 11 vittime

Sul Cermis, 45 anni fa, un'unica sopravvissuta. Ma la prima catastrofe fu il giorno di Natale

Aveva 15 anni e si salvò solo lei. Alessandra Piovesana uscì dal più catastrofico incidente della storia delle funivie con le gambe rotte e il cuore a pezzi. L'avevano protetta i corpi degli altri in viaggio con lei, tutti morti: appena sopra la testa aveva il portellone di sicurezza della cabina. Sono le 17.16 di martedì 9 marzo 1976, quando a Cavalese nel Trentino, precipita una cabina della funivia del Cermis: i morti sono 42 su 43. Raccontava Alessandra: «Ero salita sulla cabina con Francesca e Gianni, i miei compagni del Carducci. La cabina era stracolma: c' era parecchia gente pigiata, più di quella che poteva starci». Al primo pilone si ferma tutto, un colpo secco e la sensazione che qualcosa non va. Poi il terrore: «Io ero davanti. Ho visto i cavi della funivia che roteavano. Ho pensato: sto morendo, adesso muoio. La caduta nel vuoto no, non l'ho percepita. Ho perso conoscenza. Sono rimasta svenuta, anche se per qualche minuto. Al risveglio ho capito che avevo le gambe rotte e un piede girato dall'altra parte. Non ho picchiato né la testa né la schiena». Il cavo portante, che si chiamava Ercole, era spesso 52 millimetri, composto da un intreccio di 148 fili in acciaio e canapa, pesante 58 tonnellate e lungo 2.340 metri ed era capace di portare 32 tonnellate. La cabina cadde da 50 metri d'altezza sul prato innevato, dopo che la fune traente si accavallò su quella portante, tranciandola. Ora non c'è più nessuno: Alessandra Piovesana l'ha portata via una malattia dodici anni fa. É stata la tragedia peggiore ma non l'unica. Il giorno di Natale del 1965, un incidente alla teleferica del Puy de Sancy, in Francia, provoca 7 morti e dieci feriti. Sembra un caso unico, ma non è così. Il 13 luglio 1972 la cabina di una teleferica precipita a Betten-Bettmeralp, nelle Alpi svizzere: 13 morti. E da lì una scia di sangue che si allarga in tutto il mondo. Nel 1983 le tragedie sono due: il 29 gennaio, 8 morti a Singapore in due cabine di una teleferica precipitate per la rottura dei cavi; il 13 febbraio a Champoluc, in Valle d'Aosta, tre cabine dell'ovovia che porta al Crest precipitano da 50 metri: 11 persone perdono la vita.

Sei anni dopo vola via una delle cabine della funivia di Vaujany, un nuovo impianto nella zona dell'Alpe di Huez, in Francia: gli otto tecnici a bordo muoiono tutti. Il primo giugno 1990 quindici morti in due cabine della teleferica, che cadono per la rottura di un cavo a Tiflis, in Georgia. Tredici invece le vittime della cabina che il 5 giugno 1993 si schianta a Bakhtela in Pakistan. Il Cermis torna sulle prime pagine quando un aereo E6B Prowler americano di base ad Aviano trancia uno dei cavi della funivia facendo precipitare una cabina: 20 morti.

Ma questa è tutta un'altra storia.

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