Attaccare l'arbitro per difendersi. Dopo l'indagine del Garante della Privacy che ha smontato la piattaforma Rousseau definendola vulnerabile e manipolabile, il M5s e Davide Casaleggio replicano in maniera scomposta senza però entrare nel merito. La linea degli amministratori dell'Associazione è quella di delegittimare il garante Antonello Soro, uomo dalla lunga esperienza politica, iniziata nella Dc e continuata nel Pd. Indicato nel 2012 a presiedere l'Authority, Soro è stato ieri oggetto delle intimidazioni da parte del blog del M5s che ne ha messo in discussione indipendenza e credibilità. Nel post, Soro viene accusato di essere responsabile di una «fuga di notizie» che riguarda Rousseau e di aver passato in anteprima la relazione alla stampa. Sulla fuga di notizie è stata annunciata un'interrogazione parlamentare a firma del deputato del M5s Luca Carabetta. Continua insomma la schermaglia a colpi di veline e veleni. Per il M5s è il «primo caso al mondo di garante della privacy che non rispetta la privacy e fa girare sui giornali documenti che dovrebbero essere riservati fino al momento in cui vengono mandati ai diretti interessati». E il Movimento per il garante non sarebbe nient'altro che un «nemico da colpire a livello mediatico», tanto che i pentastellati chiedono: «Ha mai controllato altri partiti? Il suo per esempio?». A invalidare le proteste del M5s arriva una nota dello stesso Garante che fa chiarezza e che demolisce gli addebiti. Innanzitutto i «presunti miglioramenti», che l'Associazione avrebbe apportato al sistema, sono «giunti a istruttoria già chiusa, il giorno precedente l'adozione definitiva del provvedimento e senza alcuna documentazione a sostegno». Ma nella nota si legge ancora che «tali misure risultano comunque ininfluenti ai fini delle pregresse criticità evidenziate e sanzionate nel provvedimento». Nella replica si ricorda la durata dell'ispezione (due anni) e i benefici, ovvero le proroghe, che sono stati accordati ma che non sarebbero serviti. Dall'indagine si riscontra che il sistema era obsoleto e tale è rimasto malgrado la precedente multa comminata. Si scopre inoltre che la proroga era stata chiesta dal M5s adducendo come causa lo svolgimento delle parlamentarie, il passaggio che richiederebbe un sistema blindatissimo. Ma il Garante, sempre nella sua risposta, rigetta anche le accuse di parzialità spiegando che le decisioni avvengono in maniera collegiale e che provvedimenti sanzionatori sono stati adottati nei confronti di altri partiti. L'ultimo è stato proprio il Partito democratico. Il Pd fiorentino, due giorni fa, è stato richiamato per non aver scongiurato attacchi hacker e salvaguardato i dati degli iscritti. In passato la sezione democratica abruzzese è stata multata per 36mila euro e Fi per 12mila euro, tutto a conferma dell'indipendenza dell'Autorità. Ma quali rischi hanno corso gli iscritti del M5s che hanno votato sulla piattaforma? Oltre alla manipolazione della loro volontà, c'è anche la profilazione dei dati che, come ha denunciato il Garante, sono stati incamerati in una banca dati parallela.
In seguito al post apparso sul blog, ieri, si è intanto registrato l'intervento del Guardasigilli, Alfonso Bonafede: «Se non ho capito male si tratta di questioni relative alla vecchia piattaforma, che io sappia la nuova è perfettamente in regola con tutta la normativa privacy». A stabilirlo dovrà essere una nuova ispezione del Garante. Oggi, di sicuro, ci sono solo i guasti.
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