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Svedese recluso in Iran. La Ue se ne accorge soltanto 500 giorni dopo

Gli ayatollah: "È una spia". Europei usati per gli scambi. Arrestato lo zio di Mahsa Amini

Svedese recluso in Iran. La Ue se ne accorge soltanto 500 giorni dopo
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Il 16 settembre ricorre il primo anniversario della morte di Mahsa Amini, la 22enne curda uccisa in quel giorno di un anno fa dopo essere stata messa in custodia dalla polizia morale, solo perché non indossava il velo in modo corretto. Il suo sacrificio ha provocato un'ondata di proteste anti-governative in tutto l'Iran che sono andate avanti per vari mesi e sono state represse ferocemente. Ieri l'ultimo sopruso nei confronti della famiglia di Mahsa. Suo zio Safa Aeli di 30 anni, è stato arrestato nella città di Saqqez e trasferito in una località sconosciuta. «Un gran numero di forze armate della Repubblica islamica hanno attaccato la residenza di Safa e lo hanno incarcerato», ha affermato la rete di attivisti iraniani 1500tasvir su X. Le autorità hanno impiegato un convoglio di cinque veicoli pieni di agenti per circondare la residenza di Aeli senza esibire - a quanto sembra - alcun mandato legale. La città di Saqqez, da dove proveniva Mahsa, è sotto controllo mentre si avvicina il primo anniversario della sua morte: gli alberghi non accettano ospiti da fuori e telecamere di sicurezza sono state disseminate anche attorno alla tomba di Mahsa.

Ma la violenza del regime degli Ayatollah non si placa ancora. Il New York Times ha rivelato che un cittadino svedese di 33 anni, Johan Floderus, è tenuto prigioniero nel famigerato carcere di Evin, a Teheran, da più di 500 giorni. Secondo il quotidiano, Floderus lavora per il servizio diplomatico dell'Ue, e si era già recato in Iran in veste ufficiale. Tuttavia, quando è stato arrestato, il 17 aprile 2022, era in viaggio con amici. L'Ue si era rifiutata di confermare sia le sue generalità sia il fatto che Floderus faceva parte del corpo diplomatico europeo, a quanto pare per «tutelarne la sicurezza». Lo svedese infatti è stato accusato di «spionaggio», ma persone che conoscono bene il diplomatico hanno negato che possa essere un agente segreto. Il suo caso non era stato reso pubblico fino a ieri. La famiglia di Floderus ha poi avuto un crollo di nervi e ha rilasciato una dichiarazione in cui si diceva «profondamente preoccupata e affranta». Peter Stano, portavoce della Commissione europea per gli affari esteri e la politica di sicurezza, ha invece fatto notare come «questi casi sottolineano la tendenza degli iraniani a usare i cittadini dell'Ue o con doppia cittadinanza come pedine per motivi politici». Ma l'Alto Rappresentante Ue per la politica estera, Josep Borrell, in un incontro a Cadice ha prima confermato la detenzione di Floderus e ha infine spiegato: «Io e tutto il mio team stiamo facendo pressing sulle autorità iraniane perché lo liberino».

Floderus è detenuto a Evin insieme a molti altri cittadini con doppia nazionalità. Tra loro c'è Ahmadreza Djalali, un medico iraniano-svedese arrestato nel 2016 e condannato a morte l'anno successivo per «corruzione sulla Terra». La sua famiglia e le ong hanno affermato che l'Iran lo tiene come «ostaggio» nel tentativo di negoziare uno scambio con l'ex funzionario Hamid Nouri, che sta scontando l'ergastolo in Svezia.

Nouri è stato dichiarato colpevole nel luglio 2022 di crimini di guerra per il suo ruolo di primo piano nelle esecuzioni di massa di prigionieri politici iraniani nel 1988. L'annuncio da parte di Teheran dell'arresto di Floderus è arrivato solo due settimane dopo la condanna di Nouri, e i media svedesi hanno ipotizzato che anche lui venga trattenuto per fare pressione su Stoccolma.

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