Svolta (tardiva) a Garlasco: due Dna sul corpo di Chiara

Scovato materiale genetico di due uomini sotto le unghie della vittima. Ma ora gli assassini chi li cattura più?

Svolta (tardiva) a Garlasco: due Dna sul corpo di Chiara

Era il 14 agosto 2007 quando Chiara Poggi, 26enne appena laureata in Economia, vene trovata uccisa nella sua villetta di Garlasco. A scoprire il corpo, sui gradini dello scantinato, il fidanzato Alberto Stasi, 24 anni. Da quel giorno unico sospettato per il delitto. Il ragazzo ha già affrontato due processi. Assolto in primo grado e poi anche in Appello. Ora a oltre un anno dalla decisione della Cassazione di riaprire il caso, dovrà tornare sul banco degli imputati. Un'inchiesta infinita, questa, gestita male a cominciare dalle indagini e dalle varie perizie tecniche. Che ripetute nei mesi scorsi forniscono ora chiavi di lettura nuove ma anche controverse. Sarebbe impossibile che Stasi non si sporcato le scarpe di sangue entrando nella villetta. Ma ora si scopre anche la traccia di un nuovo misterioso Dna, trovato sotto un'unghia della vittima.

E brava Albina Perri. Chi è Albina Perri? È una giornalista che lavora di fino ed è riuscita a trovare gli elementi per scagionare Alberto Stasi dall'accusa di avere fatto fuori la fidanzata, Chiara Poggi, nell'agosto 2007. Una vicenda giudiziaria assurda e non ancora conclusa. L'imputato è stato assolto in primo grado e assolto anche in secondo grado. Poi, la sentenza va in Cassazione e qui, colpo di scena: bisogna rifare il processo d'appello. Perché? Secondo la Corte è necessario approfondire gli accertamenti di carattere scientifico, rifare degli esami.

Roba da matti. Dopo sette anni dal delitto, siamo ancora in ballo con le indagini incomplete. Cosicché mercoledì prossimo, 8 ottobre, comincerà a Milano il nuovo processo arricchito di ulteriori dati ricavati dal supplemento di inchiesta. Ma cosa hanno trovato gli scienziati a distanza di tanto tempo per incastrare il presunto assassino? Ce lo dice Albina Perri che ha ficcato il naso nella faccenda e riferisce, in un articolone pubblicato da Giallo , settimanale di Cairo, specializzato in storiacce nere, di una perizia probabilmente decisiva. Detta perizia attesta che sotto le unghie della vittima è stato rilevato il Dna di due persone di sesso maschile. Di chi si tratta? Non di Stasi.

Che significa? Chiara nelle ore precedenti alla sua morte violenta ebbe un contatto (non si sa a quale scopo) con due uomini - forse gli autori dell'omicidio - nessuno di essi era il fidanzato. Tale perizia è stata eseguita a Genova - su ordine della Procura e non della difesa - dal professore Francesco De Stefano. La collega Perri ne è venuta in possesso e ne spiattella il risultato sul suo settimanale, in un articolo documentato e completo. Da cui si evince che Alberto non sarà condannato, come non lo fu nei due giudizi precedenti per mancanza di prove e perfino di indizi. Infatti, se sotto le unghie della povera ragazza ci sono tracce di cromosomi non corrispondenti a quelli del moroso, vuol dire che a ucciderla potrebbero essere stati due sconosciuti, oggi difficilmente rintracciabili, essendo trascorsi sette anni dall'aggressione. È evidente che era indispensabile procedere con più tempestività sia nelle indagini classiche sia in quelle scientifiche. Ma non è colpa di Stasi se gli investigatori si sono mossi con lentezza, forse convinti - erroneamente - di aver già risolto il caso con l'arresto - poi revocato - del giovane laureando.

Successivamente, come noto, le cose si sono complicate e ora lo sono ancor di più. La Procura in effetti ha disposto un altro esame considerato importante a riguardo delle scarpe calzate da Alberto allorché andò a casa di Chiara, constatando che costei era morta o tramortita. Ai Pm pareva improbabile che il giovane non si fosse imbrattato di sangue le suole, e sospettava che egli volutamente non avesse calpestato le numerose macchie ematiche sul pavimento. I magistrati pertanto, in occasione della ripetizione dell'appello, avevano sollecitato un nuovo esame.

Una sciocchezza, poiché, se è vero che l'omicidio fu commesso verso le nove del mattino, è ovvio che alle tredici - quando Stasi entrò nella villetta e si trovò davanti al cadavere - il sangue fosse già coagulato, quindi secco, e non abbia lasciato impronte sotto i mocassini. Quand'anche, tuttavia, le calzature si fossero imbrattate, ciò non costituirebbe un indizio. Indizio di che, dato che il giovane ha ammesso di aver attraversato il corridoio insanguinato? C'è infine il dettaglio della bicicletta e dei pedali che sarebbero stati sostituiti perché, forse, recanti qualche macchiolina di materiale organico. Altra sciocchezza. Se le scarpe del ragazzo erano pulite, naturale che fossero puliti pure i pedali.

Inoltre va sottolineato che Stasi andò a casa di Chiara in auto e non in bici; non solo: sui tappetini della vettura non è stato trovato sangue. E allora? Va da sé che gli inquirenti, nelle fasi immediatamente successive all'omicidio, non si sono dati molto da fare e hanno trascurato qualsiasi altra pista, accontentandosi di concentrare i sospetti sul fidanzato. Non si sono neanche sognati di indagare negli ambienti di lavoro della signorina; non è venuto loro in mente di scandagliare tra le amicizie sue, le eventuali frequentazioni negli uffici di Milano dove ella trascorreva gran parte della giornata e dove avrebbe avuto l'opportunità di stringere rapporti, sia pur superficiali, con qualcuno poco raccomandabile.

Sono soltanto congetture. Le cito per rimarcare il modo sgangherato con cui il fattaccio di Garlasco fu affrontato.

Allo stato, non si comprende sulla base di quali concreti elementi Alberto rischi di finire in galera. Sarebbe un'ingiustizia grave e imperdonabile. Occorre identificare il colpevole - e mi sembra tardi - e non pescare a capocchia un colpevole da offrire quale trofeo alla pubblica opinione.

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