
«Dobbiamo raggiungere gli obiettivi di decarbonizzazione e garantire i target per il clima», ma «garantendo competitività alle imprese»: l'affermazione, di qualche giorno fa, arriva dalla «verdissima» Teresa Ribera, vicepresidente esecutiva della Commissione europea per la Transizione pulita, giusta e competitiva, durante un meeting con il ministro italiano dell'Ambiente e della Sicurezza energetica, Gilberto Pichetto Fratin.
Di ieri, inoltre, la notizia che la Commissione Ue, dopo una serie di rinvii, si prepara a presentare in giugno la proposta legislativa sul target climatico al 2040 con la concessione, ai singoli governi, di opzioni di flessibilità, fatto sempre salvo l'obiettivo di ridurre del 90% le emissioni di gas serra rispetto ai livelli del 1990.
Al vaglio, a quanto si apprende, ci sarebbe l'inclusione di meccanismi di compensazione internazionale del carbonio - ispirati all'articolo 6 dell'Accordo di Parigi - che permettono ai Paesi di collaborare volontariamente per raggiungere i propri obiettivi climatici. Alla voce opzioni ecco anche il riconoscimento delle rimozioni naturali di CO2 ottenute grazie all'assorbimento da parte di suolo, agricoltura e foreste.
Come si tradurrà quanto sta per essere discusso non è ancora ben chiaro. «Potrebbero essere intesi - il commento al Giornale di Paolo Borchia, capogruppo della Lega in Europa e coordinatore nella Commissione Industria - come deboli segnali di pragmatismo, ma che dovranno per forza essere inquadrati in una strategia più ampia. Se cominciamo ad accontentarci delle briciole che vengono concesse non si va da nessuna parte. Quanto sta per essere trattato potrebbe rappresentare anche una sorta di prova per tenere buona l'opinione pubblica. Da parte nostra, spingiamo per una riforma più ampia che parta, sì da una base a favore dell'ambiente, senza però mettere in croce economia e occupazione».
Con queste misure, infatti, la Commissione Ue punta a superare le resistenze emerse sia tra alcuni Stati membri sia all'interno del Parlamento europeo, in particolare dal Ppe di cui fa parte la presidente della stessa Commissione, Ursula von der Leyen. Tutte posizioni dalle quali, nei mesi scorsi, è emerso che il target climatico risulta eccessivamente ambizioso. Ecco perché il commissario al Clima, Wopke Hoekstra, ha voluto rinviare la proposta legislativa - inizialmente prevista per il primo trimestre dell'anno e, allo stesso tempo, avviare un ciclo di consultazioni con i governi. L'Italia, in proposito, è tra i Paesi che ha chiesto a Bruxelles di valutare un target all'80% o all'85%, considerandolo «in linea» con l'obiettivo di neutralità climatica entro il 2050.
«La graduale ritirata delle follie ambientaliste europee - il parere di Andrea Taschini, manager e advisor automotive - sarà lenta, ma inevitabile. E questo è un passo significativo che prelude a qualcosa di più sostanziale.
La politica di Bruxelles fa molta fatica ad ammettere i propri errori, ma ormai gli scenari sono cambiati così radicalmente che il teorema ambientalista von der Leyen e della vecchia Commissione europea non regge più davanti ai numeri e ai fatti».