Il tam tam degli esperti di Palazzo: "Di tutto per allungare la legislatura"

Costituzionalisti e parlamentari di lungo corso scettici sullo scioglimento delle Camere. Quei peones aggrappati al seggio

Il tam tam degli esperti di Palazzo: "Di tutto per allungare la legislatura"

Roma - Andare al voto a ottobre sarà forse possibile, ma è certamente complicato. «E dunque, una cosa è pensare di correre alle urne, ma un'altra è andarci davvero. In questi casi bisognerebbe ascoltare non solo gli esperti di sistemi elettorali, ma anche gli esperti di psicologia parlamentare. Entrambi escluderebbero il voto imminente» confida il deputato di Forza Italia, Francesco Paolo Sisto, che è uno dei maggiori conoscitori degli ingranaggi elettorali, ma anche delle anime dei deputati, tutti impegnati a studiare le tattiche dell'autoconservazione. Non c'è dubbio (ma qualcuno rimane, malgrado l'annuncio di Matteo Salvini) che il desiderio di andare al voto della Lega sia forte, ma deve fare i conti con le decisioni di Sergio Mattarella, con le scadenze europee, con i peones che del futuro non hanno più certezza e quindi disposti a dare la fiducia anche ai governi più strambi e variopinti. «E bisogna anche tenere conto che difficilmente il presidente lascerà gestire la macchina del Viminale all'uomo che la crisi l'ha aperta. Potrebbe nascere un esecutivo tecnicamente morto che potrebbe tuttavia spingere in avanti la legislatura...» pensa Stefano Ceccanti che ha la sensibilità doppia che gli deriva dall'essere parlamentare del Pd ma anche costituzionalista. In queste circostanze, il manuale del parlamentare dice che la prima cosa da fare è dilatare le cerimonie, servirsi di tutte le astuzie per allontanare le elezioni. «E mi sembra che lo si stia facendo. Mentre si ragiona di date, le finestre elettorali intanto si chiudono. Questo esecutivo, che si dice finito, guadagna vita che si aggiunge, a sua volta, all'ipotesi di un altro governo Conte» dice ancora Sisto sempre più convinto che al voto non si vada e che la crisi ferragostana si riveli nient'altro che un'ammuina. All'interno del M5s si compulsano le proiezioni e si studiano i collegi e si sa già che si tornerebbe alla vita precedente. Al voto si andrebbe con la vecchia legge elettorale, il taglio dei parlamentari previsto per il 9 settembre salterebbe, (con la crisi l'attività parlamentare si paralizza) e per Luigi Di Maio sarebbe la sconfitta perfetta: non solo non dimezza i seggi, ma finisce per consegnarli intatti a Salvini. «In Puglia, i parlamentari M5s sanno già che non verranno rieletti. Faranno di tutto pur di prolungare la legislatura» nota Sisto. Che fare? Per ostacolare il voto si può scatenare la fantasia. E che fantasia. «Innanzitutto non dimentichiamoci che entro il 20 ottobre bisogna presentare la legge di bilancio a Bruxelles. I tempi non ci sono ma è un altro buon motivo per aggirare le urne» spiega la senatrice di Sel, Loredana De Petris, una che crede praticabili le elezioni. «Certo, ma non prima del 2020. Parliamoci chiaro. Che il 13 ottobre, come ripetono tutti, si vada a votare è solo un'idea della Lega, ma inverosimile». Giuseppe Conte si dovrebbe dimettere. «Ma potrebbe rimettersi alla guida» punge ancora la De Petris. «La Lega può ritirare i ministri e costringerlo a lasciare, ma chi dice che non ci riprovi un altro e con nuove maggioranze?» Chi sarebbe disposto a sporcarsi le mani? «Un governo tecnico si può fare stando un po' dentro e un po' fuori. Il trucco sarebbe l'astensione di alcuni pezzi dei vari partiti» spiega la senatrice di Sel che ne ha viste molte, «certo non ancora tutte.

Qualcosa mi dice che neppure la Lega, alla fine, voglia davvero le elezioni a ottobre. E poi, Salvini dove lo trova un altro prestanome come Conte?» Se il voto è difficile, di sicuro ci sono le vacanze saltate. «Appunto». E la chiamano estate

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