Dalla battaglia identitaria alla rinuncia per sopravvivere. Nonostante le ultime dichiarazioni del ministro dei Trasporti, Danilo Toninelli, («La nostra posizione sulla Tav non cambia»), la posizione del M5s è già cambiata. Nelle ore più travagliate della storia del movimento, spaccato e diviso sulla leadership del suo capo, tutte quelle che erano convinzioni si stanno trasformando in dubbi, tutto ciò che fino a ieri era non negoziabile oggi è discutibile.
C'è infatti una accesa e partecipata discussione in corso tra i parlamentari del M5s che ormai sembra concludersi e che potrebbe portare a una resa «necessaria». Riguarda la Tav. Il suo completamento ha tormentato per mesi l'esecutivo e continua a contrapporre Lega e M5s. Il giorno dopo il voto europeo è stata la prima delle controversie a essere riaperta. Quando a Di Maio è stato chiesto se sulla Torino-Lione il M5s si sarebbe ancora opposto, il vicepremier da una parte ha detto che il contratto di governo impone che l'opera debba essere ripensata, ma dall'altra ha consegnato nelle mani del premier Conte la pratica e la ricerca di una soluzione. Oggi che il comando del governo si è capovolto e che la guida della Regione Piemonte è di centrodestra, lo sblocco appare inevitabile anche ai parlamentari del M5s. Sulle chat interne si è così consumato un fitto scambio di messaggi ed iniziata a circolare la domanda: «È giusto ostinarsi sul Tav o è più ragionevole ammorbidirsi?». E ancora: «Ma davvero si può riportare l'Italia al voto per un treno?». Gli irriducibili a cinque stelle No Tav oggi sono sempre meno.
L'intero movimento che aveva un riferimento nell'ex senatore di Bussoleno Marco Scibona si è allontanato dal M5s. Scibona, per via di una irregolarità con i versamenti, non è stato candidato alle elezioni europee e da allora non ha più rilasciato dichiarazioni. Le marce a favore della realizzazione hanno continuato a riempire le piazze di Torino e hanno stupito anche il sindaco, Chiara Appendino. Trentamila a novembre, trentamila hanno manifestato a gennaio e altrettanti ad aprile. La scorciatoia linguistica pensata da Conte (dire sì ai bandi ma aspettare l'inizio delle gare) ha permesso di prendere tempo e allontanare la crisi. Ma adesso che fare? Nelle conversazioni di deputati e senatori M5s si ricorda anche un sondaggio clamoroso che riguarda la base piemontese. Effettuato da Swg, è stato confermato anche da un altro, e questo sì, nazionale: la maggioranza dell'elettorato M5s è a favore del Tav.
E del resto cosa dire dell'analisi Costi-Benefici commissionata dal ministro Toninelli a Marco Ponti? Da studio ingegneristico si è ridotto a canovaccio del teatro comico. Uno dei componenti della commissione, Pierluigi Coppola, ha deciso di non firmare l'analisi. In seguito si è scoperto che la società di cui Ponti è stato presidente aveva firmato uno studio che contraddiceva lo stesso Ponti.
«L'analisi costi-benefici ha fatto ridere l'Italia, quel treno rischia di farci deragliare fuori dal parlamento» ha scritto più di qualche deputato che ha anche aggiunto: «È l'unico treno che senza partire rischia di metterci sotto». Poi è stato un coro. Infine è stato deciso. Il M5s salirà sul treno per non scendere da Palazzo Chigi.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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