Tank, aerei e droni: così si riarma l'Ue

Il documento di Bruxelles: dai sottomarini ai sistemi anticarro, le richieste ai governi

Tank, aerei e droni: così si riarma l'Ue

Il conflitto in Ucraina ha mostrato in lato debole dell'Europa in materia di armamenti rispetto ad altri Paesi, come Stati Uniti, Russia e Cina, che negli ultimi anni hanno investito molto in questo settore, mentre dal 1999 al 2021 la spesa combinata della Ue per il riarmo è aumentata solo del 20%. Tanto che adesso Bruxelles vuole promuovere l'industria della difesa e rafforzare il coordinamento tra i Paesi, migliorando la capacità di combattimento, il controllo dei cieli e incrementando le forze navali.

«Il ritorno della guerra in Europa ha evidenziato gli effetti di anni di sottoutilizzo della difesa. Abbiamo perso un decennio negli investimenti a causa di tutti questi tagli. Tuttavia, gli Stati membri stanno ora invertendo questa tendenza, hanno annunciato ulteriori 200 miliardi di euro di spese nei prossimi anni. Ora dobbiamo mantenere lo slancio, dobbiamo assicurarci che questo denaro venga speso in modo coordinato, che colmi le lacune di capacità individuate dall'Europa sia dall'Ue che dalla Nato. E che rafforzi la nostra base industriale europea della difesa a lungo termine», ha detto la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, presentando il piano Ue per la difesa. Piano che parte dall'analisi delle debolezze dei vari eserciti che, a causa degli acquisti al lumicino degli ultimi anni e ora anche dei magazzini svuotati dal sostegno a Kiev, mancano di difese aeree, caccia, droni, carri armati, sistemi anticarro, incrociatori, sottomarini, ma sono carenti anche dal punto di vista della mobilità e della logistica, nonché della connettività satellitare. Gap che ora, sulla scia di quanto accaduto in Ucraina, l'Europa vuole colmare rendendo i Paesi più competitivi sul piano militare cominciando a costruire una vera difesa europea. Bruxelles punta ad un modello di acquisto congiunto, accompagnato da incentivi finanziari, e pensa di istituire una task force con gli Stati membri per coordinare le esigenze immediate di rifornimento e approvvigionamento. I finanziamenti europei prevedono un primo contributo di 500 milioni per i prossimi due anni alle aziende che vorranno partecipare agli appalti congiunti per colmare le lacune «più urgenti e critiche». L'obiettivo della Commissione, messo nero su bianco in un documento riservato ai governi anticipato dalla Stampa.it, è quello di rafforzare le capacità di combattimento dei Paesi mettendo a disposizione degli eserciti un'ampia gamma «di sistemi anticarro e di artiglieria, con un'enfasi sull'attacco di precisione e sulla contro-artiglieria». Urgente, secondo la Ue, anche l'ampliamento del parco carri armati e dei veicoli corazzati a disposizione. Investimenti sono necessari allo stesso modo per potenziare il controllo dei cieli con flotte aeronautiche più moderne, droni armati e ampliando la capacità di rifornimento in volo. Resta inoltre fondamentale la difesa dei mari e per questo l'Europa necessità di più «fregate, sottomarini e corvette di pattuglia», ma anche di una maggiore capacità di intelligence, sorveglianza e ricognizione.

«Non è una corsa alle armi, ma l'arresto del disarmo», ha spiegato l'Alto Rappresentante dell'Ue, Josep Borrell. Un processo silenzioso cominciato dopo la crisi finanziaria del 2008.

«Ci siamo disarmati senza dirlo - ha aggiunto Borrell - perché tra il 2008 e il 2014 abbiamo ridotto le nostre capacità militari in un modo davvero scioccante e scoordinato: ognuno ha fatto da sé. Il risultato è che l'Europa dal punto di vista militare, come insieme di 27 eserciti, si deforma, con duplicità e ammanchi. Bisogna rimettere le nostre capacità militari all'altezza delle sfide che esistono».

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