N el giorno in cui Mario Draghi e Angela Merkel si sentono al telefono per mettere a punto l'agenda del prossimo Consiglio Ue di fine giugno, la stampa tedesca definisce il premier italiano «un vero colpo di fortuna» per l'Europa e, di conseguenza, per la Germania.
Un editoriale della autorevole Süddeutsche Zeitung (vicina all'ala moderata della Cdu) attacca duramente il presidente del Bundestag Wolfgang Schäuble per le sue stoccate all'Italia oberata dal debito pubblico: «Mettere in discussione Mario Draghi e il suo governo sulla base di considerazioni da campagna elettorale è irresponsabile. Il danno che provoca Schäuble è enorme», scrive Sdz. Giù le mani dal presidente del Consiglio italiano, che rappresenta un «colpo di fortuna» per la Ue e che sta riportando l'Italia sulla retta via.
Una conferma del prestigio e della fiducia di cui il premier gode nelle cancellerie europee, e del sollievo con cui si guarda alla sua leadership dopo che negli ultimi anni e con gli ultimi governi l'Italia era precipitata ai minimi nella considerazione degli alleati.
Ma la stima indiscussa di cui gode il nuovo premier non risolve magicamente ogni problema con la Ue. E non fa sparire dal tavolo le euro-grane che si trascinano da anni (come la questione della gestione dei flussi migratori) o che sono piovute sul tavolo del governo di Roma nelle ultime settimane, come la direttiva sull'abolizione della plastica monouso. Su quest'ultima questione, l'esecutivo italiano porta a casa un primo successo, dopo l'allarme delle scorse ore. «Con la direttiva sulla plastica si mettono a rischio oltre 20mila posti di lavoro, incidendo fortemente sull'eccellenza dell'industria italiana del packaging», denuncia il presidente di Confindustria Bonomi. Allarme subito rilanciato dal segretario della Lega Matteo Salvini: «Si rischia di lasciare a casa decine di migliaia di lavoratori con la folle stretta sulla plastica. Dall'Europa ci aspettiamo sostegno e collaborazione, non ideologia. Ecologia e economia devono andare avanti insieme». Ma a sera, dopo giorni di pressing del ministro della Transizione ecologica Cingolani sulla Commissione Ue, arriva una prima risposta positiva dal commissario per il Clima Timmermans: ci saranno «nuove valutazioni» e modifiche di alcuni criteri, aprendo a «nuove soluzioni tecnologiche». «Sono grato alla Ue per averci ascoltato», dice Cingolani. E anche la Lega esulta: «Grazie alla ritrovata autorevolezza del governo e al lavoro del ministro Cingolani, abbiamo avuto segnali positivi», dice la sottosegretaria Vannia Gava.
Assai più lontana, invece, la mediazione sull'immigrazione. Francia e Germania, alle prese con le proprie campagne elettorali, fanno trapelare il proprio no alla richiesta di redistribuzione dei migranti dai paesi di primo approdo come l'Italia. Che al prossimo vertice Ue rischia di ritrovarsi ancora isolata sulla richiesta di trovare un nuovo accordo politico su migrazione e asilo, o almeno su una soluzione ponte in vista dell'estate e dell'aumento dei flussi. Lega e FdI vanno all'attacco: «Macron e Merkel rispondono picche, l'Italia rischia di essere marginalizzata in Europa», dice Giorgia Meloni.
Mentre il capo del Carroccio invita la ministra Lamorgese a «applicare politiche alla Salvini» bloccando gli sbarchi perché «dobbiamo fare da soli», visto che «in Germania Cdu e Spd hanno votato contro la redistribuzione». Salvini viene però smentito dal Bundestag: «Non c'è stato nessun voto», anche se esponenti Cdu e Spd hanno espresso contrarietà.
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