Tassi, arriva il mini taglio. Così Lagarde scontenta tutti

Il tasso di riferimento scende di 0,25% a 4,25%. Poco per vedere effetti concreti. "Non siamo ancora in un percorso di rientro"

Tassi, arriva il mini taglio. Così Lagarde scontenta tutti
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Con quell'aria un po' da Dama della Carità e un po' da infermiera di Qualcuno volò sul nido del cuculo, Christine Lagarde allunga all'eurozona un brodino nient'affatto corroborante sotto forma di un calo dei tassi di un quarto di punto che fa scendere il costo del denaro al 4,25%. Quello deciso ieri dalla Bce è il primo taglio in cinque anni. E potrebbe essere anche l'ultimo del 2024. Francoforte resta infatti sulle barricate, con il nemico numero uno individuato negli aumenti salariali capaci di sparigliare le carte sul fronte dell'inflazione. Anche se proprio le buste paga, pesanti in Germania e leggere come carta velina in Italia, sono la migliore espressione di quelle geometrie sghembe all'interno di Eurolandia che Francoforte poi governa affidandosi alla medie.

Non c'è quindi nulla del cambio di passo nella decisione presa ieri. Unanime tranne che per un governatore - ha detto in conferenza stampa Lagarde, cui par sfuggire il concetto di totalità. E poiché «non c'è stato alcun dissenso» sull'approccio di politica monetaria, si può ipotizzare che lo stesso governatore in disaccordo sull'entità del taglio abbia formulato la richiesta di una sforbiciata dello 0,50%. Svolto il compitino perché «la nostra fiducia nel cammino» dell'inflazione «è cresciuta negli ultimi mesi», forse soddisfatta per aver dato prova di coraggio muovendosi in autonomia rispetto alla Fed Usa, la Bce ha ora davanti un foglio bianco da riempire con i dati dei prossimi mesi e da cui dipenderanno le future scelte. Con però già due punti fermi. «Non posso confermare - ha spiegato l'ex Fmi - che siamo in un processo di rientro» dei tassi. Inoltre, «il Consiglio direttivo non si impegna a seguire un particolare percorso dei tassi». Come il paradiso, anche la normalizzazione monetaria può attendere. «Ci saranno - ha avvertito Lagarde - vari scossoni sulla strada» dell'allentamento della stretta, «alcuni li possiamo anticipare e predire, ma altri possono arrivare a sorpresa. È una strada accidentata». Come dire: preparatevi a qualche sorpresa sgradita. Un messaggio rivolto soprattutto ai mercati, ancora sicuri di un duplice taglio da qui a dicembre. «I mercati fanno il loro lavoro, noi il nostro»: è il non ti curar di loro declinato à la Lagarde.

Grazie alla postura rigida mantenuta, la Bce rivendica di aver abbattuto di 2,5 punti percentuali il carovita rispetto al settembre '23. Ma questa linea di condotta ha portato anche, nel giro di poco meno di due anni, a un irrigidimento di 450 punti base il costo del denaro senza che all'orizzonte s'intravveda una svolta. In questo navigare a vista le nuove previsioni confermano la prudenza della Bce, con i prezzi al consumo stimati in crescita del 2,5% quest'anno (2,3% nelle proiezioni di marzo), del 2,2% il prossimo (2%) e dell'1,9% nel '26 (dato invariato). E per quanto all'Eurotower possa importare, il Pil dovrebbe salire dallo 0,9% di quest'anno (0,6% in marzo) all'1,4% del 2025 (1,5%) e all'1,6% nel 2026 (invariato).

Al tirar di somme, il taglio di ieri non soddisfa nessuno.

Non le famiglie con mutuo, che risparmieranno in media 18-20 euro al mese; non le imprese assetate di prestiti ben meno onerosi; e men che meno lo Stato italiano che vede sfumare quel risparmio di circa 3 miliardi di euro sugli oneri per interessi che sarebbe stato garantito da un allentamento di 100 punti base nel 2024. Dalla Bce solo un brodino che rischia di restarci sullo stomaco.

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