Condannati a Roma in rito abbreviato i vertici della Bonatti, la società per la quale lavoravano i 4 tecnici italiani rapiti in Libia nel luglio 2015 a cui seguì la morte di due di loro, Salvatore Failla e Fausto Piano, il 2 marzo dell'anno successivo, nel corso di un conflitto a fuoco.
Il presidente Paolo Ghirelli dovrà scontare un anno e dieci mesi di carcere. Stessa pena («sospesa» per tutti) anche per i due membri del cda Dino Martinazzoli e Paolo Cardano, mentre patteggia un anno e dieci mesi l'ex responsabile Bonatti per la Libia, Dennis Morson. Infine è stato rinviato a giudizio Giovanni Di Vincenzo, altro membro del cda, che ha scelto il rito ordinario e che sarà processato il 28 maggio.
Salvatore Failla, Fausto Piano, Filippo Calcagno e Gino Pollicardo vennero rapiti il 19 luglio 2015. Gli otto mesi di prigionia si conclusero con la morte dei primi due, in uno scontro a fuoco con le forze dell'ordine, mentre venivano trasportati in un nuovo covo. Calcagno e Pollicardo, rimasti soli nella prigione, riuscirono invece a liberarsi e a fuggire.
Il rapimento, secondo il pm Sergio Colaiocco che ha coordinato il lavoro dei carabinieri del Ros, si sarebbe potuto evitare se la società avesse attuato le misure di sicurezza previste per chi lavora in quell'area. I quattro manager sono stati condannati pertanto per il reato di «cooperazione colposa nel delitto doloso» e la gup Maria Paola Tomaselli ha disposto una sanzione di 150 mila euro per illeciti amministrativi legati all'omissione del documento di valutazione dei rischi nel lavoro all'estero. Contro la sentenza, che rappresenta in Italia la prima condanna per un'azienda che non ha saputo garantire la sicurezza dei propri dipendenti, la Bonatti ha annunciato ricorso.
Intanto in Libia tre persone sono in carcere con l'accusa di aver organizzato il sequestro e la Procura di Roma ha già chiuso le indagini, passo che anticipa la loro richiesta di rinvio a giudizio. I tre sono sospettati di essere militanti dell'Isis, accusati dal pm Sergio Colaiocco di sequestro di persona con finalità di terrorismo aggravato dalla morte di Piano e Failla.
I due tecnici vennero rapiti nella zona di Sabrata il 19 luglio dell'anno precedente assieme ai colleghi Filippo Calcagno e Gino Pollicardo mentre in auto, senza alcuna scorta, lasciavano Gerba (in Tunisia) per raggiungere il cantiere di Mellitah.
I tre, l'autista Youssef Aldauody, il nipote Ahmed Dhawadi e il suo amico Ahmad Elsharo, furono arrestati il 16 marzo dello scorso anno e rinchiusi a Tripoli dove erano già detenuti per altri reati.
Secondo gli inquirenti, avrebbero ideato e organizzato il rapimento per finanziare l'organizzazione terroristica.Ma alla gestione del sequestro avrebbero preso parte almeno altri dieci soggetti, tutti identificati ma deceduti, assieme a Piano e Failla.
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