
La prima telefonata di Giorgia Meloni a Leone XIV è arrivata nella tarda mattina di ieri, a tre giorni dalla cerimonia dell'intronizzazione prevista per domenica, quando Robert Francis Prevost si insedierà ufficialmente sul soglio di Pietro. Due in particolare i temi al centro del colloquio: gli sforzi per la pace e i risvolti non solo etici legati alla diffusione dell'intelligenza artificiale. Questioni su cui Leone XIV è molto sensibile, come è emerso prima nel suo intervento urbi et orbi dalla Loggia della Benedizione e poi nella prima omelia nella Cappella Sistina davanti ai cardinali. Occasione nella quale ha detto di voler raccogliere l'eredità di Leone XIII, che gettò le basi della dottrina della Chiesa nell'affrontare la seconda rivoluzione industriale. E la grande sfida tecnologica dei giorni nostri è l'intelligenza artificiale. Un tema affrontato in occasione del G7 in Puglia anche da Papa Francesco e a cui Meloni è molto sensibile, tanto da «rinnovare la disponibilità dell'Italia a continuare a lavorare insieme alla Santa Sede per uno sviluppo etico e al servizio dell'uomo dell'intelligenza artificiale.
Ma il fronte più caldo è certamente quello dei conflitti in corso, con gli scenari di guerra che negli ultimi anni si sono andati moltiplicando. A partire dall'Ucraina, con i colloqui di pace in corso a Istanbul proprio in queste ore che faticano a decollare. Volodymyr Zelensky ha già invitato Prevost a Kiev per una «visita apostolica» e proprio oggi il Pontefice ha ricevuto in Vaticano Sviatoslav Shevchuk, l'arcivescovo metropolita di Kiev a capo della Chiesa greco-cattolica ucraina. A cui ha espresso la sua solidarietà. «Sono con il popolo ucraino. La Santa Sede continuerà a promuovere e creare tutte le condizioni necessarie per il dialogo e accompagnare gli ucraini in questo terribile momento della storia», sono state le parole di Leone XIV. E Meloni, si legge in una nota di Palazzo Chigi, «apprezza e sostiene gli sforzi della Santa Sede per la pace e la cessazione dei conflitti in tutti gli scenari di crisi dove le armi hanno preso il posto del confronto e del dialogo».
Proprio dell'aggressione russa all'Ucraina e di difesa e sicurezza comune si parlerà oggi a Tirana in occasione della sesta riunione della Comunità politica europea, un forum informale proposto tre anni fa da Emmanuel Macron per coordinare i governi del Vecchio continente e allargato ai Paesi extra Ue. Ci saranno, tra gli altri, i vertici dell'Unione europea (Ursula von der Leyen e Antonio Costa), il segretario generale della Nato Mark Rutte, il tedesco Friedrich Merz, Macron, il britannico Keir Starmer, Meloni, il turco Recep Erdoan e Zelensky. A proposito di difesa, intanto, ieri i ministri Antonio Tajani e Guido Crosetto hanno confermato che «l'Italia ha raggiunto il 2% del Pil» per le spese di difesa e sicurezza. «Abbiamo già consegnato la lettera alla Nato che spiega come abbiamo fatto tecnicamente, ma - dice il titolare della Farnesina - lavoreremo per incrementarle ulteriormente».
A Tirana, Meloni ha già in programma un bilaterale con il premier albanese Edi Rama. Ma certamente avrà anche altri incontri a margine del summit della Cpe. Intanto per domani ha fissato una serie di incontri con i leader che saranno a Roma per assistere domenica a San Pietro alla cerimonia di intronizzazione.
A Palazzo Chigi sono infatti attesi il presidente della Repubblica del Libano Joseph Aoun e a seguire il primo ministro del Canada Mark Carney. In serata, invece, sarà la volta del nuovo cancelliere tedesco Friedrich Merz.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.