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Terapia di gruppo al funerale della sinistra

Da tempo la Sinistra, quando non è impegnata a spiegare alla Destra cosa dovrebbe fare per essere davvero di Destra, si interroga su cosa sia oggi, realmente, la Sinistra

Paolo Flores d'Arcais, direttore di Micromega
Paolo Flores d'Arcais, direttore di Micromega

Da tempo la Sinistra, quando non è impegnata a spiegare alla Destra cosa dovrebbe fare per essere davvero di Destra, si interroga su cosa sia oggi, realmente, la Sinistra. Repubblica, quotidiano peraltro superato proprio a sinistra dalla Stampa - foglio residuale ormai più antisalviniano, antimeloniano, fluido, neofemminista, arcobaleno, multiculturale e radicale del manifesto - è da settembre, all'indomani della disfatta elettorale di Letta e compagni, che giorno per giorno, in un'apposita pagina, dà spazio a scrittori, giornalisti e politici che ragionano sulla crisi della Sinistra «per provare a ripartire». Siamo a gennaio 2023, si potrebbe tirne fuori un libro, ma la Sinistra è sempre ferma lì. Ora ci tenta Micromega, rivista della Sinistra illuminista diretta da Paolo Flores d'Arcais. Il numero di gennaio è monografico. Il tema è un gioco di parole, terreno su cui l'intellighenzia non ha in effetti rivali: La Sinistra è morta, viva la Sinistra? La prima parte della frase è un'affermazione, condivisibile; la seconda una domanda, e non è retorica. Non staremo a dire la nostra (la Sinistra è morta con Berlinguer, la Sinistra riformista con Craxi, il resto sono sfumature della Destra), ma ci piace ascoltare gli interpellati: un gruppo eterogeneo di intellettuali e attivisti che risponde a 25 quesiti posti da Flores d'Arcais. L'impressione è quella dell'ennesima seduta di autoanalisi collettiva, una triste veglia funebre a un'Idea gloriosa, nata rivoluzionaria e invecchiata male, che ha preferito alle rivendicazioni dei lavoratori i capricci dei mondo Ztl-DdlZan+: fra le cause del decesso non sono estranee l'abuso di politicamente corretto, il cedimento al capitalismo finanziario, la svendita degli ideali novecenteschi, il colpo di testa per la woke culture e certi eccessi turbo-ecologisti. Comunque l'impressione è che gli alfieri della Sinistra schierati da MicroMega (tra i quali il sociologo Domenico De Masi, il direttore di Radio Popolare Alessandro Gilioli, Ezio Mauro, il coordinatore della Rete dei Numeri Pari Giuseppe De Marzo, Marco d'Eramo, Telmo Pievani, personalità di lungo corso come Achille Occhetto e Furio Colombo, e poi Moni Ovadia, Erri De Luca e Valeria Parrella, filosofi come Chiara Saraceno o Roberto Esposito) possano essere divisi, semplificando, in due correnti. Da una parte la deriva più filogrillina, radicale, tutta diritti civili, quella pronta a votare il lodo Elly Schlein: e cioè insistere proprio sui temi che la Sinistra fuori dal Palazzo e dai giornali reputa meno urgenti, per andare così verso un'irrilevanza fluida e inclusiva. Dall'altra i vecchi apparati di Partito, mai sconfitti, ammaccati ma vivi, arroccati nella difesa dei diritti sociali senza però accorgersi che la società è cambiata (oggi è la classe media quella più oppressa): la loro è una sopravvivenza stentata ma gloriosa. Comunque, non è il caso di farsi prendere dall'ansia. La prossima terapia di gruppo è già fissata in agenda. Fra un mesetto, dopo le Regionali, prima del Congresso del Pd.

Quando la Sinistra sarà ancora un po' meno viva.

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