Milano - Tra le nomine annunciate ieri mancava all'appello quella sui nuovi vertici di Terna (che gestisce la rete di trasmissione elettrica), dopo che Matteo Del Fante è stato indicato alla guida di Poste. Il Tesoro aveva spiegato che le nomine di questa società «spettano al cda della Cassa depositi e prestiti» assicurando che le proposte «saranno coerenti con i criteri seguiti dal governo nelle nomine di propria competenza». Poi, in serata, ecco la fumata bianca: il nuovo ad di Terna è Luigi Ferraris, direttore finanziario delle Poste con una lunga esperienza all'Enel e gradito al premier Gentiloni, mentre Catia Bastioli (che è anche ad di Novamont) viene confermata alla presidenza. Non è andata a segno la candidatura sponsorizzata da Maria Elena Boschi che avrebbe voluto Alberto Irace, attuale amministratore delegato di Acea. Lotti invece puntava su Francesco Sperandini oggi al vertice del Gestore dei servizi energetici.
Ma perchè il ritardo rispetto alle altre nomine? Su Twitter l'esperto di analisi di rischio politico, Francesco Galietti, ieri faceva notare il ruolo degli azionisti cinesi.
Perché tre anni fa la Cassa ha ceduto il 35% della controllata Cdp Reti, che a sua volta ha un pezzo di Terna (quasi il 30%), ai cinesi di State Grid. Il 27 novembre del 2014 è stato stipulato tra Cdp e il colosso cinese un patto parasociale che riguarda anche la governance. Tradotto: le scelte vanno condivise. CC
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