U na scivolata di calcinacci, mattoni che sdrucciolano. All'interno delle case squadernate sembra che sia entrato qualcuno. Nell'asfalto si gonfia un'onda che attraversa la scuola delle scarpe. È la scossa. In questo momento una squadra di vigili del fuoco è impegnata a Retrosi, frazione di Amatrice, per recuperare gioielli in una casa spolpata dal terremoto. Le ricerche vengono interrotte, si prosegue dopo pranzo. Il fremito del terremoto è lo stesso anche a dieci chilometri da qui, ad Accumoli, dove alla scossa il pubblico scatta in piedi lasciando le panche di legno. Sta parlando il commissario della ricostruzione Vasco Errani: «Tra sette mesi avrete le casette di legno». Le prime promesse partono dall'epicentro del 24 agosto, terra di mezzo tra Lazio e Marche, ora scelta da Errani come quartier generale. Ma con quanta angoscia si ascolta garanzie non certe, mentre la terra continua ad agitarsi.
Ad Accumoli si parla del trasferimento di tutto il paese «sulla costa, a San Benedetto». Qualcuno ha fatto da sé e si è già spostato in hotel. È il tempo buio che spaventa, l'inverno, l'attesa tra la garanzia delle tende e il progetto delle casette di legno. Sette mesi. Sarebbero duemila i posti disponibili a San Benedetto del Tronto, ma gli sfollati sono quattromila. Errani garantisce seicento euro a famiglia per scelte autonome. Ma l'autonomia per un terremotato può significare incertezza. Per ora niente è sicuro e le voci dei campi si inseguono in un'eco: «Allora perché ci aprite con enfasi le scuole nei container se i nostri bambini tra un mese andranno altrove?».
Il movimento delle faglie collegate si sta sgranando in direzione nord est, e alle 12.19 si insinua a nove chilometri di profondità sotto Castelsantangelo sul Nera, alle spalle di Castelluccio di Norcia, provincia di Macerata. Nove ore prima un'altra scossa alle 3.34, magnitudo 4.3, sotto Norcia. Già dal 24 agosto il centro storico di Castelsantangelo è chiuso ed evacuato, sessanta persone su trecento abitanti sono sfollate, sgomberata la casa di riposo, il Comune è in parte inagibile, ma il paese dell'acqua perché qui sgorga il fiume Nera, non è stato inserito tra i 17 Comuni del cratere sismico. Il sindaco, Mauro Falcucci, entra ed esce dal municipio. «Abbiamo solo un geometra e un ragioniere, se non ci arriva un supporto prega - non ce la facciamo. Alle istituzioni chiedo: teniamo conto del terremoto tecnico e non di quello politico».
Scendendo le radici dei Monti Sibillini, il passaggio tra le case sbranate dal terremoto di San Lorenzo è un imbuto di asfalto tra muri in bilico e piramidi naturali di calce, mattoni, vestiti, rivestimenti di divani. Gli abitanti delle tendopoli qui sono i sopravvissuti a un ecatombe.
«Ad Amatrice è in corso una riunione sulla scuola ci accoglie al campo di Sant'Angelo Simona, vicepresidente della frazione di Faizzone - ma continuano a parlare di scuole e non ci dicono dove dormiranno i nostri bambini. Prima della scuola decidiamo dove dobbiamo passare l'inverno». Simona aveva due negozi di abbigliamento ad Amatrice, entrambi non esistono più. Si accende la televisione per il telegiornale in una struttura dal tetto in legno che prima del terremoto era un circolo ricreativo.
Ora è il nido dove i sopravvissuti si stringono nei tavoli a bere un caffè, con la forza di chi è vivo e a quella vita ora si aggrappa. «Ma i mesi per le casette non dovevano essere cinque? Perché sette?». In un luogo dove si trema ai movimenti della terra e del cielo che si annuvola, ogni parola deve essere per sempre, mai provvisoria.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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