Le immagini le abbiamo fissate nelle nostre retine: quel commando che agisce in pochi minuti nel centro di Parigi con organizzazione militaresca. Nei nostri occhi e nelle nostre teste che temono un giorno vicino l'incubo possa riguardare oltre che i nostri fratelli francesi anche noi. Noi che i militari dalle trincee cittadine li abbiamo appena tolti o quasi.
È così che l'Italia affronterà una guerra di civiltà che volenti o nolenti ci vede forse non in prima linea ma certo non nelle retrovie. Con le strade meno vigiliate. Lo ha deciso di recente il governo Renzi: l'operazione «Strade Sicure», inaugurata nell'agosto 2008 con l'impiego del personale delle Forze Armate nel controllo del territorio stabilito da un decreto a firma dei ministri dell'Interno e della Difesa del governo Berlusconi-ter, dal 1° gennaio scorso è ridimensionata. Meno uomini di pattuglia, meno città interessate. Se nel 2014 gli uomini e le donne in divisa impiegate nell'operazione sono stati 4250, nel 2015 saranno soltanto 3mila.
Nelle direttive impartite dalle prefetture si prevede lo sbianchettamento delle ronde a piedi nelle «zone rosse» delle città: stazioni ferroviarie, aeroporti, grandi infrastrutture. Cancellata anche la vigilanza a bordo di veicoli nelle periferie. Lì dove spesso nasce e prospera il germe dell'intolleranza, dove più si acquattano le cellule tumorali dell'antioccidentalismo. Tirando le somme: 980 soldati in meno in città, 385 in meno davanti ai centri di raccolta degli immigrati, che pure sono notoriamente luoghi di reclutamento e di infiltrazione di terroristi, e 115 in più, invece, a guardia di sedi di istituzioni, ambasciate e abitazioni di possibili obiettivi.
Va detto che l'operazione «Strade sicure» qualche perplessità l'aveva sollevata sin dall'inizio. Da più parti si era ritenuto che l'addestramento degli uomini in mimetica non fosse idoneo a contrastare la delinquenza di strada. Obiezione, questa, non priva di fondamento. Ma la presenza di uomini in divisa di pattuglia è comunque un notevole fattore deterrente. E infatti «Strade sicure» qualche obiettivo l'ha centrato. Secondo i numeri resi noti pochi mesi fa da Esercito Italiano, i suoi uomini, da agenti di pubblica sicurezza, avrebbero in sei anni sequestrato oltre due tonnellate di droga, oltre 620 armi e 12mila mezzi, eseguito quasi di 14.500 arresti e controllato circa 2 milioni di persone e oltre un milione di automezzi.
Una notizia preoccupante e che forse ora, all'indomani dell'assalto al cuore dell'Europa, sarà riveduta. Ma non certo una sorpresa. Malgrado la partecipazione in missioni di peacekeeping , sicurezza e soccorso in Italia e all'estero, le forze armate italiane sono da tempo sotto la spada di Damocle di robusti tagli nell'ambito di una riorganizzazione in vista di un nuovo modello che dovrebbe essere tracciato in un Libro bianco della Difesa da tempo annunciato e ancora inedito.
Di certo c'è che l'Italia, tra i grandi Paesi europei, è quello che destina alle spese militari le risorse più esigue: poco più di 44 milioni di dollari secondo i dati del Sipri ( Stockholm international peace research
institute ) relativi al 2009, pari all'1,3 per cento del Pil. La Francia impiega il 2,3 per cento del suo fatturato, il regno Unito il 2,5, la Russia il 3,5 e solo la Germania (1,3) e la Spagna (1,2) sono ai nostri livelli.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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